DA CHE
MONDO È MONDO, tutto il mondo è paese. Gli
imperi e le province, di mare e di montagna, di
destra e di sinistra, si somigliano. Qualsiasi
cosa ci interessi, cè un filo che va da
unepoca allaltra, da un luogo
allaltro. Sarà leffetto di scambi
antichissimi, di cui poco o nulla sappiamo.
Saranno le cosiddette strutture elementari. Chi
sostiene che la cultura è contagiosa parla di
diffusionismo. Più ci spostiamo nel
tempo e nello spazio, più analogie troviamo. La
pittura-scrittura delle caverne, il commercio, i
cibi, e in tempi recenti anche
lorganizzazione dei servizi. Per esempio,
la burocrazia.
Burocrazia deriva dal francese bureau che vuol
dire ufficio, più il suffisso di origine greca
crazia, che designa il potere
esercitato in modi e forme varie. La burocrazia
è dunque il potere esercitato dagli uffici. I
suoi agenti primari sono i capi degli uffici. I
suoi strumenti primari sono i documenti, di carta
e digitali. Il come della burocrazia
sono le forme in cui gli agenti burocratici
dispongono il modo di organizzare, conservare e
consultare i documenti per gli usi consentiti da
regole e norme.
Gli agenti burocratici di oggi sono soggetti a
regole e norme dettate dal potere esecutivo, e ne
rispondono al potere giudiziario. Il quarto
potere (i media) e il quinto (la rete globale) li
controllano dallesterno. Nellera
dellaccesso, ciò vale soprattutto per il
quinto potere, poiché internet ha effetti
sensibili sullorganizzazione e la
trasparenza dei documenti, fatta salva la
privacy.
Detto questo, e mutatis mutandis, proviamo a fare
confronti tra ieri e oggi, per esempio sulla
selezione dei dirigenti e lorganizzazione
dei documenti. Le nostre fonti, per gli Incas e i
Ming, risalgono ai primi del Seicento. Per gli
Incas abbiamo consultato i Commentari del
meticcio Garcilaso de la Vega, detto Inca perché
figlio di un nobile spagnolo e di una
aristocratica di Cuzco. Per i Ming rinviamo al
gesuita Matteo Ricci. Sul presente non abbiamo
consultato fonti. La burocrazia di oggi è in
funzione, sotto gli occhi di tutti.
Cominciamo dalla Cina dei Ming. Come si
reclutavano i dirigenti pubblici di secondo
grado? La parola a Matteo Ricci. In ogni
metropoli di ciascheduna provincia sta un palazzo
solo per questo esame, assai grande e tutto
circondato da muri alti e dentro con molte
stanze, per stare gli esaminatori e vedere le
composizioni, molto segrete. Nel mezzo vi è un
grande cortile dove sono fatte più di
quattromila celle o casette molto piccole, in
ciascheduna delle quali non cape altra cosa che
un uomo con una tavoletta e un banchetto, senza
potersi né vedere né parlare luno con
laltro. Anche gli esaminatori arrivano
senza parlare tra sé e mentre dura lesame
sono serrati dentro questo palazzo ognuno nella
sua stanza. E intorno al palazzo per tutto il
tempo si fanno veglie di giorno e di notte
acciocché nessuno di quei di dentro tratti
niente con quei di fuori, né per parole né per
lettera". Come si sceglievano i dirigenti?
Quei dunque che hanno nelle mani tutto il
governo del regno non sono nobili ma sono assunti
poco a poco dai dottori e licenziati per esame. E
per conseguire questi magistrati non hanno
necessità di nessuna grazia o favore nemmeno
dello stesso Re. Tutto quanto si fa nel governo
deve essere approvato dal Re, ma il Re non fa che
approvare e riprovare quel che gli propongono e
quasi mai fa niente di suo senza essergli
proposto prima dai magistrati..
Passiamo agli Incas del Perù, che vivevano nelle
vicinanze dellodierna Cuzco e parlavano il
quechua. Come si organizzavano? I documenti degli
Incas, che non usavano scrivere, erano i
quipus, insiemi di cordicelle di
diverso colore e di varia lunghezza, ritorte e
annodate più volte secondo criteri
rigorosissimi. I nodi erano ordinati in unità,
decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia.
A confezionare i quipus nei centri abitati
provvedevano i quipucamayoc, che a loro modo
erano dirigenti locali. La parola a Garcilaso de
la Vega: Benché a quellepoca scarsa
fosse la differenza tra indiani buoni e indiani
empi, essendo ben poca la malizia e ottimo il
governo degli Incas, ragion per cui tutti
potevano definirsi probi, ciò non toglie che per
questo uffizio e per qualsivoglia altro
scegliessero i più esperti e coloro che delle
proprie buone qualità avessero dato più ampia
prova. Gli incarichi non venivano assegnati come
favore, perché tra quegli indiani mai ne
toccarono a chicchessia che non li avesse
meritati con la propria virtù. I quipucamayoc
erano scrupolosi ed esatti al massimo, e in ogni
villaggio dovevano essercene in numero
proporzionato a quello degli abitanti. Ma
cera un problema: il nodo esprime la
quantità, non la qualità. Per porre
rimedio a tale carenza, disponevano di segni che
indicavano fatti degni di memoria storica,
che i quipucamayoc mandavano a memoria in
forma riassuntiva, con parole concise, e le
tramandavano oralmente ai successori, di padre in
figlio e nipote, soprattutto in quei villaggi e
province dove gli eventi in questione si erano
verificati.
Nodi su nodi, muri e stanze segrete, vecchi e
nuovi burocrati. Un problema ricorrente? Non
disperiamo. Le parole che terminano in
crazia, come democrazia e burocrazia,
non sono in sé né belle né brutte. Tutto
dipende da come viene esercitato il governo, con
quali strumenti, documentali, operativi e di
controllo. Con un occhio alla qualità, più che
alla quantità degli eventi.
Conclusioni? Non ne abbiamo. Da che mondo è
mondo, ogni comunità ha interesse a lasciare
buone tracce, anche nella burocrazia. Quando
cerano solo il primo, il secondo e il terzo
potere, la ragione era sempre quella di chi
governava. Oggi abbiamo anche il quarto e il
quinto potere. E siccome gli storici vi
attingono, finché possiamo sappiamoci regolare.