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Viaggio in Europa con il pachiderma Nell'ultimo romanzo di Saramago il perché molti alberghi in Tirolo sono dedicati all'elefante di Alessandro DellAira |
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TRA QUALCHE SETTIMANA, per i
Supercoralli di Einaudi, finalmente dovrebbe uscire in
traduzione italiana Il viaggio
dellelefante, romanzo di José Saramago.
Finalmente dovrebbe, perché nelle librerie non cè
ancora ma in rete è già annunciato. Titolo:
Storia dellelefante. Chissà perché
storia e non viaggio. LItalia letteraria, a quanto
pare, fa molte storie e pochi viaggi. Il pachiderma fu
offerto dal re Giovanni III di Portogallo al cugino
arciduca Massimiliano dAustria e a sua moglie Maria
di Spagna, figlia di Carlo V, come dono di nozze tardivo.
Lanimale, che proveniva da Goa ed era stato
battezzato Salomone, si mise in viaggio da Lisbona a Valladolid guidato dal conduttore Subhro, anche lui indiano. Da lì in avanti si unì al seguito degli sposi, che raggiunsero Vienna nel gennaio del 1552 dopo essere passati anche da Trento. Il viaggio era durato qualche mese. Ecco perché molti alberghi del Tirolo e dellAustria sono intitolati allElefante. Il più famoso è lHotel Elephant di Bressanone, le cui vicende sono riassunte in un bel libro di Hans Heiss edito nel 2002 a Bolzano e a Vienna da Folio (Il percorso dellElephant: il percorso, si intende, è dellhotel, una via di mezzo tra la storia e il viaggio). LElephant di Bressanone si chiamava in origine Herberge am hohen Feld. La sposa vi soggiornò con il corteo per due settimane mentre lo sposo si tratteneva a Trento. Sulla facciata dellhotel, un affresco dellepoca raffigura un elefante, il suo conduttore e alcune figure del seguito. Un altro Hotel Elefant è a Salisburgo. Fu lì che Saramago, più di dieci anni fa, apprese la storia bizzarra dellelefante giramondo e decise di raccontarla alla sua maniera. In punto di morte. Lopera è un misto di cronaca e di invenzione. La trama e lintreccio hanno anche una valenza allegorica e si prestano alle divagazioni fantastiche, profonde e solo in apparenza disincantate, tanto care al premio Nobel portoghese. Saramago ha terminato di scrivere il romanzo mentre si riprendeva da una brutta broncopolmonite, che gli aveva fatto perdere dieci chili a ottantasei anni compiuti. Ecco il perché della dedica alla moglie: A Pilar, che non ha lasciato che io morissi. In una recente intervista lo scrittore ha dichiarato che sapeva di trovarsi in pericolo di vita, ma che grazie anche a quello che stava scrivendo si sentiva a suo agio e non riusciva a capacitarsi che in punto di morte si possa stare cosi bene. L'epigrafe. Recita lepigrafe, tratta dal Libro degli Itinerari: Sempre arriviamo nel luogo in cui siamo attesi. Una citazione immaginaria, cera da aspettarselo. Saramago include il suo pachiderma nella categoria universale dei regali riciclati ai parenti. I regnanti portoghesi non sanno che farsene del bestione e decidono di sbarazzarsene in modo elegante. Da questo banale discorso dalcova muove lavventura europea di Salomone e di Subhro, ribattezzati Solimano e Fritz dallarciduca, per suo capriccio e comodità. Il corteo giunge a Genova via mare e punta su Venezia. Lanimale invece si ferma a Padova, dove, convinto dal suo amato conduttore, si inginocchia allindiana sulla porta della basilica di SantAntonio (che comè noto era portoghese di nascita). La gente grida al miracolo. Subhro-Fritz ricava un bel gruzzolo vendendo come reliquie i peli dellelefante e crea qualche imbarazzo allarciduca, nel frattempo rientrato da Venezia. I piccioni viaggiatori. Ed è a Padova, nella ricostruzione fantastica di Saramago, che inizia la parentesi trentina. La sera stessa due piccioni viaggiatori portano a Trento, città del Concilio, la notizia del miracolo padovano. Un giorno solo invece non basta allelefante per percorrere le venti leghe di distanza tra le due città (in realtà qualcosina in più, considerando che la lega spagnola era pari a circa cinque chilometri). Lingresso trionfale avviene due giorni dopo verso mezzogiorno. Al centro della piazza del duomo di San Virgilio (un refuso nelloriginale portoghese, al quale forse si è ancora in tempo a rimediare nelledizione italiana) cè un elefante di legno fatto di tavole, alto più o meno la metà del vero e di fattura sommaria, con delle finestrelle nel corpo che lo fanno somigliare a un cavallino di Troia. Ma anziché contenere armati in miniatura, lelefante è stipato di fuochi dartificio multicolori, pronti per la festa notturna. Concluso lo spettacolo larmatura di legno viene bruciata, per la felicità dei presenti che corrono a riscaldarsi. Nel frattempo inizia a cadere la neve. E qui ci fermiamo, per non anticipare altro sulle avventure di Solimano e di Fritz fra Trento e il Brennero. Diciamo solo che non appare molto calzante, anche se in chiave disincantata e paradossale, laccostamento fra il nome tedesco dello Herberge am hohen Feld, in territorio italiano, e i Fashion Shops introdotti in Algarve dal turismo inglese di massa. Da segnalare subito, invece, che un ricercatore trentino, Paolo Domenico Malvinni, in forza alla Biblioteca comunale di Trento, nellottobre-novembre 2007 ha pubblicato su Trentino Informa, rivista culturale del Comune di Trento, un racconto in parte fantastico, in parte basato su antichi inventari, sul passaggio da Trento del corteo di Massimiliano dAsburgo e Maria di Spagna. Titolo: Suleyman lelefante: un barrito in Contrada Larga.
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