Collaborano alla presente edizione del notiziario (in ordine alfabetico):
Marta Arduino, Paola Iacovazzo, Luca Scortecci
 
767 29-09-1999 Con l’archeo-card ingresso gratuito ai musei romani
Grazie ad una "archeo-card" i musei saranno gratuiti per i romani: la proposta è stata approvata all’unanimità, alla fine di agosto, dalla commissione cultura del Comune di Roma. I romani, infatti, a quanto pare, non sono assidui frequentatori del patrimonio culturale della loro ricchissima città; le presenze registrate nei musei non sono per nulla numerose, se si eccettuano le gite scolastiche, e pare che anche la semplice conoscenza di musei, monumenti e aree archeologiche sia piuttosto scarsa. Con la "card" si punta all’inversione di tendenza, tanto più che la bassa percentuale di romani rispetto al totale di visitatori ha anche i suoi lati positivi: l’operazione “cultura gratis”, infatti, dovrebbe incidere pochissimo sui bilanci delle aree culturali e quel poco potrebbe essere recuperato con un leggero aumento dei biglietti a carico dei non residenti; in Europa, peraltro, nessuno si scandalizzerebbe per una misura del genere, giacché tale trattamento per i residenti esiste già da qualche tempo nelle grandi capitali. Il progetto potrà essere direttamente attuato nelle aree culturali che dipendono dal comune, mentre per le altre bisognerà realizzare a delle convenzioni. L’idea, comunque, ha reso entusiasti, oltre al proponente Enzo Foschi, anche i rappresentanti dell’opposizione Adalberto Baldoni e Marco Marsilio. Resta soltanto che l'intero consiglio si esprima sul relativo ordine del giorno e poi Gianni Borgna, l’assessore alla cultura, avrà il compito di dare concreta attuazione alla "card". Marta Arduino [fonte: Il Messaggero. 31 agosto 1999]
 
766 29-09-1999 Sulmona. Natura e cultura nel Parco della Maiella
Si è tenuto nei giorni scorsi a Sulmona (l'Aquila), un convegno per valutare la situazione attuale del Piano per il Parco Maiella Morrone. All'interno del dibattito è intervenuto il professor Francesco Sabatini, che ha fornito interessanti dati da cui partire per una attenta programmazione degli investimenti nel Parco. Nel territorio protetto si concentra una quantità di beni culturali che è fra le più alte nell'ambito dei parchi europei. Si inizia con siti archeologici di epoca paleolitica per poi passare ad abitati preromani e romani, centri storici medioevali, abbazie, chiese e castelli. La presenza di questi beni storici e archeologici di valore inestimabile , abbinata all'indiscutibile rilevanza del patrimonio naturalistico, paesaggistico ed ambientale dell'intero comprensorio, crea infinite possibilità di offerte turistiche adattabili ad ogni esigenza. Se si pensa che un abinamento del genere è riscontrabile in  pochissimi altri parchi europei, è chiaro come lo sforzo degli enti preposti debba essere fatto in due diverse direzioni, in modo da tutelare questo binomio fra natura e cultura che, come hanno osservato alcuni relatori del convegno, potrebbe dare grandi soddisfazioni agli addetti ai lavori. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 5 settembre 1999]
 
765 29-09-1999 Villa Adriana. Le polemiche dopo il furto della colonna
Un periodo particolarmente felice ha caratterizzato la prima parte dell'anno per Villa Adriana. Il nuovo impianto di illuminazione ha consentito di fare il pieno di visitatori, che sono accorsi nelle ore serali per godere di uno scenario particolarmente suggestivo. Varie iniziative culturali, come il "Tivoli Europa Giovani" che si è svolto nel teatro greco, o il festival "Musicorum Tempora" alle terme, hanno contribuito al rilancio della zona archeologica. Purtroppo questo idillio è stato infranto, in una notte di fine estate, con il trafugamento di una colonna marmorea dal ninfeo della Piazza d'Oro. Questo furto ha riportato tutti alla cruda realtà che caratterizza molte importanti zone archeologiche della nostra penisola: mancanza di fondi, carenza di personale, servizi insufficienti e strutture deterrenti totalmente inadeguate. La polemica è ormai innescata: la gente si chiede come sia stato possibile che una colonna del peso di almeno un quintale sia stata tranquillamente rimossa dalla sua base usando martello e scalpello , trasportata fino ad un mezzo di trasporto idoneo, e trafugata senza che nessuno se ne rendesse conto. Anna Maria Reggiani, soprintendente archeologica del Lazio, chiede da tempo fondi e personale per organizzare un adeguato servizio di vigilanza, da potenziare con telecamere a circuito chiuso e recinzioni di buon livello. Purtroppo nelle ore notturne la sorveglianza è totalmente insufficiente a causa della scarsità di custodi, soprattutto se commisurata alla vastità della zona in questione. Intanto anche gli inquirenti della Compagnia dei Carabinieri di Tivoli, che stanno conducendo le indagini, intervengono nella discussione, precisando che è una cosa molto complessa garantire la totale sicurezza di una zona così vasta, caratterizzata da vari cantieri aperti per lavori in corso, e transitata da grandi flussi di persone a tutte le ore della giornata. Intanto è accertato che il furto è stato studiato nei minimi particolari e realizzato, probabilmente su commissione, da veri prfessionisti del settore. Se uno sprovveduto avesse tentato la stessa operazione, sarebbe stato certamente colto con le mani nel sacco; nello stesso tempo sarebbe rischioso per i ladri immettere nel mercato un pezzo del genere, facilmente identificabile, mentre con il ricettatore già noto e disponibile all'acquisto, questo rischio viene eliminato. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 6 settembre 1999]
 
764 29-09-1999 Ostia e i cronici problemi di una vasta zona archeologica
Quella di Ostia Antica è una delle aree archeologiche più importanti a livello mondiale: insieme a Pompei, offre uno spaccato completo di come si viveva in epoca romana in una grande città, dotata di un porto che garantiva fiorenti attività economiche ad una numerosa popolazione. E proprio la vastità dell'area in questione, congiuntamente alla scarsità di fondi economici che caratterizza un po' tutte le tematiche connesse ai nostri Beni Culturali, è una delle cause di problemi e disservizi in cui incappano i visitatori. L'area aperta al pubblico ha le ragguardevoli dimensioni di 1800 per 600 metri, e le guide indicano percorsi di visita che si snodano fra le parti più interessanti per un totale di 6 - 7 chilometri. I turisti volenterosi che si avventurano in questo percorso, hanno a disposizione appena tre bagni pubblici e tre fontanelle, che nei mesi estivi sono sovraffollate all'inverosimile. L'unico bar è all'ingresso, vicino alla biglietteria, e chi si trova dalla parte opposta del decumano, dovrebbe farsi quasi 2 Km a piedi per avere una bibita fresca. Il museo, situato nella zona finale del percorso, è attualmente chiuso per la messa a norma dei locali e il riallestimento delle sale: dovrebbe essere riaperto per il Giubileo insieme ad un centro visite di nuova costruzione. Ma non sono solo i servizi a soffrire per la mancanza di fondi; la manutenzione e la vigilanza non se la passano certo meglio. Chi si avventura al di fuori del più transitato asse del decumano, deve fare i conti con la vegetazione che infesta quasi tutta la zona fra Porta Marina e Porta Laurentina; e si è arrivati all'assurdo di non rimuovere edera e rampicanti dalle rovine per non aggravarne la situazione statica, visto che non ci sono soldi per procedere a consolidamenti e restauri. Anche la carenza di custodi ha portato ad una situazione incredibile: si sono dovute chiudere al pubblico con recinzioni, cancelli e lucchetti alcune delle zone più belle. I superbi magazzini degli Horrea Epagathiana, il caseggiato delle Volte Dipinte, caratterizzato da bellissimi affreschi, la Domus delle Muse, la Caupona del Pavone sono solo alcuni dei monumenti attualmente chiusi: purtroppo, in mancanza di personale, questo è l'unico modo per salvarli da vandali, graffitari e imbrattatori. Gli addetti ai lavori lamentano lo scarso interesse degli amministratori per questo importante gioiello archeologico, che sarebbe considerato come un bene periferico di secondaria importanza. La possibilità di recuperare una struttura unica al mondo, il Porto di Traiano, il meglio conservato di tutto il mondo antico, si è persa nei meandri della burocrazia, forse a causa dello scarso impegno degli enti preposti nella conduzione della pratica di esproprio dei terreni. Nell' ambito dei finanziamenti per le opere del Giubileo, sono stati destinati ad Ostia Antica appena 7 miliardi, che saranno utilizzati per sistemare i lavori più urgenti come il museo,  e per il restauro di alcune zone particolarmente degradate. Per uno stabile aumento delle entrate, è allo studio il potenziamento dei servizi, in collaborazione con un consorzio, che dovrebbe gestire, oltre alla biglietteria, anche il bookshop. Sono previsti anche un programma di visite guidate ed una estensione notturna dell'orario di visita (tutti i venerdì dalle 21 alle 22; il costo del biglietto è di 8000 lire. Se si è interessati è d'obbligo la prenotazione da effettuarsi telefonicamente tramite uno di questi numeri: 06/6991533 o 06/6991608), grazie al nuovo impianto di illuminazione che consente la visione degli scavi in uno scenario particolarmente suggestivo. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 6 settembre 1999]
 
763 29-09-1999 Foligno. Il caso del tesoretto dimenticato
Circa un anno fa, durante i lavori per il rifacimento della Piazza Risorgimento, nel quartiere Ina Casa Flaminio a Foligno, venne rinvenuto un tesoretto composto da numerose monete di epoca romana. In un primo momento gli amministratori decisero che sarebbero state effettuate delle indagini accurate e degli scavi, per portate alla luce tutto ciò che fosse utile a valorizzare una zona che è reputata come l'area dove l' antica Foligno è nata e si è sviluppata. Purtroppo, ad un anno di distanza, il tesoretto è stato ormai dimenticato, e l'area di scavo è stata coperta da una colata di cemento. La rabbia e la disapprovazione hanno però iniziato a salire, e le critiche a questa opera non sono mancate. Soprattutto i cittadini, che avevano chiesto una sistemazione della piazza che lasciasse in evidenza gli antichi resti, non si danno per vinti, e promettono battaglia in sede di Comune e di Soprintendenza. Ci si domanda perché sprecare in questo modo l'occasione per valorizzare un territorio che può offrire ai turisti grandi vestigia del suo glorioso passato, ed avere nel turismo un settore trainante per l'economia locale. Naturalmente ci sarà da fare i conti con le possibilità finanziarie, perché uno scavo archeologico ha costi non indifferenti, ma l'importante, prima di mollare, è aver fatto tutto il possibile per salvare la nostra storia e il nostro passato. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 5 settembre 1999]
 
762 29-09-1999 Tivoli. Rubata una colonna a Villa Adriana
Nella notte fra giovedì 2 e venerdì 3 Settembre, una piccola colonna di marmo rosa, alta circa un metro e con un diametro di 30 cm, è stata trafugata dal ninfeo della Piazza d'Oro, nella zona occidentale di Villa Adriana. I custodi, che venerdì mattina hanno notato un tratto di recinzione divelta, hanno verificato che la colonna era stata asportata con martello e scalpello per poterla distaccare dalla base, e in seguito trasportata su un mezzo che attendeva nei pressi della recinzione. Gli inquirenti si sono messi subito al lavoro per cercare di individuare responsabili e commissionari del furto; è infatti certo che si tratti di un furto su commissione, dato il limitato valore economico del pezzo in questione, che probabilmente sarà usato come sostegno per un tavolino o immesso nel mercato clandestino. La soprintendente archeologica del Lazio, A.Maria Reggiani, ha chiesto al Ministero il potenziamento del personale addetto alla viigilanza, in quanto quello attuale risulta del tutto insufficiente in relazione all'importanza e alla vastità dell'area da tenere sotto controllo. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 5 settembre 1999]
 
761 25-09-1999 Sovana. Allarme per la necropoli etrusca
Un grido d'allarme è stato lanciato dal Sindaco di Sorano, Ermanno Benocci, a causa della situazione di rischio in cui sarebbe venuta a trovarsi la necropoli etrusca di Sovana, nota in tutto il mondo per le sue grandiose tombe rupestri. Alcune di queste, fra cui la celeberrima Tomba Ildebranda, rischiano di subire gravi danneggiamenti a causa della vegetazione, degli agenti atmosferici e di altri fattori. Il sindaco ha sollecitato la collaborazione della Regione Toscana e della Soprintendenza, per organizzare una rete di monitoraggio a cui sottoporre le tombe, per poi completare l'opera con appropriati interventi di salvaguardia. D'intesa con l'Assessore ai Beni Culturali, è stato anche chiesto un vertice con il Ministro Melandri, al fine di chiedere anche al governo un impegno concreto in questo problema. E' da notare che la necropoli di Sovana, una delle più importanti d'Etruria, è inserita nel Parco Archeologico "Città del Tufo", che ha una estensione di 70 ettari ed è stato il primo ad essere realizzato in Toscana. Luca Scortecci [fonte: Il Tirreno. 4 settembre 1999]
 
760 25-09-1999 Nuovo museo archeologico a Fara in Sabina
L'area sabina, che ha rivestito grande importanza per il corso della storia italica, ha lasciato numerose testimonianze archeologiche dei fasti delle epoche passate. Una parte di queste vestigia avrà presto una nuova sede espositiva di tutto rispetto. Lo storico Palazzo Brancaleoni, a Fara in Sabina (Rieti), recentemente acquistato e ristrutturato dal comune, ospiterà il nuovo Museo Archeologico. I recenti lavori, diretti dell'architetto Rossi, hanno consentito il recupero della struttura, che rappresenta un importante esempio di architettura cinquecentesca. Il palazzo si articola su tre livelli, e conserva ancora porzioni del pavimento in cotto originale, il portale cinquecentesco, alcune sale affrescate e lo stemma gentilizio che fa bella mostra di se nella facciata. Qui potranno presto essere ammirati i numerosi reperti provenienti da vari siti archeologici della zona, i più importanti di quali sono Colle di Forno e Cures. Fra i pezzi forti del nuovo museo vi sarà una capanna completa scavata a Cures, che rappresenta un unicum nel suo genere; un prezioso esempio di tecnica costruttiva delle prime popolazioni sabine dedite alla pastorizia. Inoltre saranno esposti alcuni frammenti del celebre "Carro del Guerriero" da Colle di Forno, le cui parti principali sono state trafugate e sono attualmente esposte al Museo di Copenaghen. La direzione del museo verrà affidata al vincitore del concorso appositamente indetto, al quale hanno partecipato cinquanta laureati in materie attinenti. L'apertura è prevista entro il mese di Ottobre, e gli amministratori locali si aspettano un impulso notevole alla promozione turistica dell'intera area. Proprio per questo motivo non hanno lesinato gli investimenti per la nuova struttura, che hanno sfiorato i due miliardi, fra ristrutturazione e alestimenti interni. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 4 settembre 1999]
 
759 25-09-1999 Gianicolo. Presto il parere della Soprintendenza
Gli amministratori del comune capitolino e i responsabili dei cantieri del Giubileo sono tutti con il fiato sospeso in attesa di un parere della Soprintendenza. La questione riguarda la costruzione della rampa di accesso al parcheggio del Gianicolo: una casella fondamentale nella scacchiera delle opere infrastrutturali in vista delle celebrazioni dell'Anno Santo. Nelle sorse settimane, durante gli sbancamenti, erano venuti alla luce alcuni muri e svariati reperti archeologici, fra cui alcuni frammenti di ceramica dipinta. I ritrovamenti, sommati al fatto che la zona è nota agli studiosi per aver fatto parte dei famosi "Orti di Nerone" (giardini che l'imperatore aveva ereditato dalla madre Agrippina), hanno indotto la Soprintendenza a prendersi alcuni giorni per valutarne l'importanza, per poi dare il suo parere sullo svolgimento dei lavori. E' quindi comprensibile come questo parere sia atteso con grande apprensione nei corridoi del Campidoglio e negli uffici dei responsabili dei cantieri giubilari. L'imposizione di varianti rispetto al progetto originario, potrebbe infatti comportare ritardi catastrofici nella consegna delle opere. Si mostra ottimista Maurizio Pucci, direttore dell'Ufficio Cantieri del Giubileo; secondo lui i reperti rinvenuti sono di secondaria importanza, e non indurranno gli archeologi a bloccare i lavori. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 3 settembre 1999]
 
758 25-09-1999 A Caorle la storia si copre con il cemento
Una incredibile retromarcia è stata fatta a proposito della sistemazione della Piazza Duomo a Caorle. Nel corso dei lavori erano venuti alla luce i resti dell'antico battistero e forse di un tempio pagano. Gli amministratori, viste queste novità, avevano deciso una diversa sistemazione della piazza, che consentisse di lasciare in evidenza le antiche vestigia, attraverso la realizzazione di un gradino ed una copertura in vetro. A questo punto è sorto un comitato che ha chiesto a gran voce che i resti venissero nuovamente sepolti, e la piazza riprendesse il suo vecchio aspetto. Uno dei fautori di questa idea è il parroco Don Giuseppe, che, affiancato dal comitato parrocchiale, sostiene che la nuova sistemazione sarebbe d' intralcio per le funzioni religiose. A questo punto, dopo che anche una riunione di tecnici ha affossato il progetto, all'amministrazione comunale non è rimasto altro che fare marcia indietro ed autorizzare il reinterramento dei reperti, con tanti saluti alla storia e allo sviluppo economico e turistico che questi avrebbero potuto generare. Ma non si da per vinto e promette battaglia Renzo Vidotto, presidente dell'Associazione Archeologica "Portus Reatinum", che non ha intenzione di accettare ancora una volta, come già è successo in passato, che il cemento continui a seppellire la storia di Caorle. Ciò che più fa male, è che in sede di dibattito, non vi sia stata una sola associazione culturale locale che abbia difeso l'idea della valorizzazione del sito archeologico. Luca Scortecci [fonte: La Nuova Venezia. 4 settembre 1999]
 
757 25-09-1999 Grado. Festa con diatriba per la nave romana
A causa del maltempo, sarà effettuato il 26 Settembre il recupero della nave romana nel mare di Grado. Dopo un lavoro durato tredici anni, per questo evento sarà organizzata una festa in grande stile con tanto di autorità. Purtroppo in questa lieta occasione non è mancato un piccolo giallo. I volontari del GRAVO (Gruppo Archeologico del Veneto Orientale), che sono stati gli scopritori del relitto, denunciano il fatto di essere stati messi in disparte dopo anni di duro lavoro non retribuito. In effetti proprio loro avevano localizzato la nave sommersa nel 1986, dopo che un peschereccio aveva "pescato" alcuni frammenti di anfore. Sempre loro avevano fatto le prime foto subacquee e documentato alla Soprintendenza l'importanza del ritrovamento. Dopo questa prima fase si sono impegnati in prima persona, in collaborazione con la Soprintendenza stessa, per portare in superficie i materiali, prima da soli e poi affiancati da una ditta specializzata. A questo punto pare che il GRAVO sia stato messo in disparte ed invitato semplicemente ad assistere ai lavori; questo non ha fatto certamente piacere a coloro che consideravano la nave una sorta di loro creatura. Adesso, dopo un presunto tentativo delle autorità di escludere il Gruppo Archeologico anche dalla cerimonia, sembra che il presidente Aldo Camponogara sia stato ufficialmente invitato, così la diatriba dovrebbe rientrare; anche perché il Ministero, autorizzando il GRAVO ad aspirare al premio di ritrovamento, ne ha implicitamente riconosciuto in maniera ufficiale il merito della scoperta. Luca Scortecci [fonte: La Nuova Venezia. 4 settembre 1999]
 
756 25-09-1999 La storia di Olbia riemerge dallo scavo del tunnel
Lo scavo della trincea per la realizzazione di un nuovo tunnel, ha portato alla luce ad Olbia, forse la più importante scoperta archeologica effettuata negli ultimi anni in Sardegna. Ad appena un mese dall'inizio dello scavo, sono già emersi i resti di sette navi, insieme ad un enorme numero di reperti di ogni genere. Cresce la preoccupazione con cui i residenti seguono i lavori del cantiere, che già questa estate ha creato grandi disagi al traffico della zona, ma è innegabile che una buona fetta della storia di Olbia potrà essere ricostruita grazie a queste scoperte. Rubens d'Oriano, uno dei responsabili dello scavo, ha comunicato i primi risultati ottenuti ad un mese dall'inizio delle ricerche. Oltre alle sette navi e agli innumerevoli reperti, il risultato più importante è l'individuazione di tre livelli stratigrafici, corrispondenti a tre diverse epoche. Il livello più basso, databile fra il III sec. a.C. e il II d.C., è caratterizzato dalla presenza di numerosi reperti, molti dei quali danneggiati o rotti, e rappresenta un periodo di attività del porto in cui alcuni oggetti rovinati durante il viaggio venivano gettati in mare, mentre altri venivano perduti nelle operazioni di carico e scarico. Evidentemente Olbia, in epoca romana, era una fiorente cittadina dedita ai traffici commerciali. Il secondo livello, datato al V secolo d.C. in base alle ceramiche rinvenute, è quello dove sono collocate le navi. Dal posizionamento dei relitti si può desumere che queste siano affondate mentre erano attraccate nel porto. Inoltre, il fatto che il porto stesso non sia stato bonificato dopo questo disastro, ma piuttosto sia caduto in disuso, fa pensare che l'evento sia da correlare alla distruzione della città ad opera dei Vandali in epoca romana. Infine abbiamo il terzo livello, corrispondente al periodo rinascimentale, finora abbastanza sconosciuto. Proprio fra il XIII e il XIV secolo l'intera area venne recuperata attraverso una ristrutturazione. Dopo la sua distruzione infatti il porto era stato completamente abbandonato ed anche usato come discarica. Con il Rinascimento e la ripresa degli scambi commerciali, l'area venne colmata con terra e detriti, fra cui anche alcuni materiali provenienti da vecchi edifici romani: sono stati infatti rinvenuti frammenti di colonne e capitelli. Questo consentì di spostare la linea di costa verso un fondale più adeguato ad ospitare un approdo, e nello stesso tempo di ottenere uno spazio asciutto e praticabile al posto del vecchio e fatiscente porto distrutto. Adesso la speranza degli studiosi è che questa lezione di storia sarda, che la terra ci ha dato, non vada dispersa nei meandri della burocrazia o degli interessi economici di pochi. Luca Scortecci [fonte: La Nuova Sardegna. 4 settembre 1999]
 
755 25-09-1999 Sulmona-Chieti. Battaglia in corso per il bronzo di Ercole
La diatriba fra Chieti e Sulmona per la collocazione della statua bronzea di Ercole Curino è un problema ormai di vecchia data. La statua, attrubuita al grande Lisippo, è stata ritrovata alcuni anni fa, insieme ai resti dell'omonimo tempio, in località Morrone, nel territorio sulmonese. Vista l'importanza del reperto, fu deciso il suo trasferimento a Chieti, dove avrebbe trovato una adeguata sede espositiva nel locale museo. Adesso che sono in via di completamento i lavori per la realizzazione del Museo Archeologico di Sulmona, nel Palazzo dell'Annunziata, il Sindaco della cittadina dei confetti chiede la restituzione dell'opera con maggior insistenza. In effetti in passato l'Ercole Curino non avrebbe avuto a Sulmona una sede espositiva adeguata, ma con la realizzazione di questa struttura, all'avanguardia anche in fatto di sicurezza, costata oltre 300 milioni, non ci sono più motivi per cui l'opera debba restare fuori dalla sua sede naturale. Oltretutto è entrata recentemente in vigore la legge Veltroni, secondo la quale, se possibile,  i reperti archeologici devono trovare una collocazione nell'ambito del luogo di ritrovamento (a condizione che esista una sede che dia garanzie di sicurezza e fruibilità al pubblico). Un altro punto in favore di Sulmona viene dalla stessa legge, che sancisce la non divisibilità dei gruppi di reperti rinvenuti nello stesso contesto archeologico, proprio come nel caso del Tempio di Ercole a Morrone. Adesso che gli amministratori locali hanno fatto le loro richieste, spetta alla Soprintendenza sbrogliare l'intricata matassa, ma, se la legge Veltroni deve essere applicata, non vi sono dubbi che Ercole tornerà presto a casa. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 2 settembre 1999]
 
754 25-09-1999 Nuova pubblicazione per spiegare i segreti del "Quadrato Magico"
Il quadrato formato da cinque parole "palindrome" (che si possono leggere nei due sensi ed hanno in ogni caso un senso compiuto), è ormai considerato l'enigma dei tempi antichi per eccellenza. Le parole sono: ROTAS, OPERA, TENET, AREPO e SATOR. Scrivendole una sotto l'altra si ottiene un quadrato palindromo formato da parole palindrome: si possono leggere da sinistra a destra e viceversa, e dall'alto in basso e viceversa. Questo rompicapo di epoca romana è stato rinvenuto in vari siti sparsi per il mondo: innanzitutto a Pompei, graffito su una colonna della palestra, poi su un mattone a Budapest, in un edificio romano a Palmyrenorum presso il fiume Eufrate, sotto la Basilica di S.M. Maggiore a Roma, su svariati oggetti e papiri. Per cercare di spiegare il dilemma si sono sprecati fiumi di inchiostro, mobilitando storici, archeologi, filologi e religiosi. Anche lo scrittore siciliano Rino Cammilleri ha voluto dire la sua, con un saggio pubblicato da Rizzoli, dove sviscera il problema in ogni suo aspetto, cercando di dare una spiegazione plausibile. Si parte dalla constatazione che l'enigma ha fatto la sua apparizione quasi in contemporanea con la nascita del cristianesimo; inoltre già all'inizio del nostro secolo, alcuni studiosi avevano notato che crittografando le parole, si otteneva il termine "Paternoster", a forma di croce impostato su un pernio che inizia con la A e termina con la O: alfa e omega, che nella fede cristiana rappresentano Dio come inizio e fine di tutte le cose. Quindi trova conferma l' antica ipotesi che il quadrato sia in realtà uno dei primi simboli della cristianità. Nel caso di Pompei questo farebbe dedurre che l'antica metropoli non era solo il simbolo del vizio e della dissolutezza, città sacra a Venere e Iside, ma anche la sede di una delle prime comunità cristiane. Infatti il quadrato di Pompei, ritrovato da Don Matteo della Corte nel 1936, è sicuramente databile alla prima metà del primo secolo dopo Cristo. Inoltre un altro quadrato simile ma incompleto è stato rinvenuto in una abitazione privata; in un'altra colonna della palestra si trova la scritta "christiani"; e infine esisteva in città un albergo detto "dei cristiani". Non mancano studi statistici a supporto della teoria del simbolo cristiano. Uno di questi, realizzato dalla Facoltà di Scienze Statistiche dell'Università di Torino, ha calcolato che vi era solo una probabilità su diecimila miliardi di miliardi che dall'anagramma delle lettere si formasse casualmente la parola "paternoster" imperniata sulla N centrale e con la A come alfa e la O come omega alle estremità: è come dire che è una cosa certamente fatta di proposito. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 3 settembre 1999]
 
753 25-09-1999 Procida. Scoperti nuovi tesori sottomarini
Dopo la struttura sommersa scoperta nelle scorse settimane nei pressi dell'isolotto di Vivara, il mare di Procida non finisce di regalare nuove sorprese. Questa volta un dentista procidano, Michele Mazzella, ha individuato in loc. Punta Solchiaro, una banchina sommersa lunga 15 metri, larga 6 e alta 8, ad una profondità di quasi 5 metri. Sul lato frontale si notano alcuni fori a forma di pipa che potevano servire all'approdo delle navi. Inoltre dalla banchina si diparte un sentiero largo circa 50 cm. che sale, con l'ausilio di alcuni gradini, ad una simile banchina superiore, lunga 40 metri e situata 2 metri e mezzo sotto il livello del mare. Ambedue i piani di calpestio sono evidentemente frutto del lavoro dell'uomo, che li ha intagliati nel costone roccioso. Queste antiche vestigia erano note da tempo a Michele Mazzella, che ha reso nota la scoperta a Claudio Moccheggiani, direttore del servizio subacqueo del Ministero dei Beni Culturali, in occasione di un suo sopralluogo a Vivara, dove altri ritrovamenti erano stati fatti solo pochi giorni prima. Gli esperti che hanno visionato e documentato la scoperta, per ora non si sbilanciano con ipotesi affrettate, ma secondo Moccheggiani, in base ai dati sull'inabissamento della costa (che dall'epoca micenea sarebbe stato di circa 9 metri) dovrebbe trattarsi di strutture romane, probabilmente legate alla lavorazione dei tonni. Questo dato sarebbe confermato da un ritrovamento simile effettuato in passato a Punta Faro. Avrebbe quindi scarso fondamento quanto sostenuto dallo scopritore, cioé che si tratti delle strutture di un porto di epoca micenea. In ogni caso gli archeologi sono al lavoro per cercare di decifrare l'enigma e fornire notizie certe in base a dati scientifici. Su una cosa invece non vi sono ormai più dubbi: Procida ed il suo mare sono un vero e proprio scrigno colmo di tesori archeologici. E su questi tesori, già individuati fra Vivara, Punta Faro e Punta Solchiaro, è necessaria l'opera di salvaguardia e valorizzazione da parte delle autorità preposte. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 1 settembre 1999]
 
752 22-09-1999 Forum Claudii: abitato romano nei pressi di Carinola
Si è svolto durante il mese di agosto a Ventaroli, frazione di Carinola (Caserta), un campo di ricerca curato dall'Archeoclub di Falciano del Massico. Principale  oggetto dell'indagine è stata l'antica sede dell'Episcopio, già nota agli appassionati d'arte per le sue numerose opere medioevali ed alcuni affreschi bizantini di notevole valore. Fra i ritrovamenti più interessanti di questa campagna, sono da segnalare tre tombe di incerta datazione: secondo le prime ipotesi apparterrebbero ad eremiti o pellegrini e sarebbero di epoca post-imperiale. Sono state individuate anche molte strutture di epoca romana, che confermano i dati delle fonti, che parlano di una cittadina detta Forum Claudii, famosa all'epoca per le sue terme. Proprio i resti di un edificio termale sono stati individuati in una struttura adiacente all'attuale chiesa, mentre diverse cisterne, che servivano a raccogliere e canalizzare le acque meteoriche, sono collocate ai lati della strada di accesso. E' stato anche rinvenuto un tratto di antica strada lastricata ancora recante le tracce del passaggio dei carri. Data la presenza di una pietra miliare recante il numero VII, si pensa che fosse una diramazione della via Appia che portava ad una città piuttosto importante. Il presidente dell'Archeoclub, Ugo Zannini, comprensibilmente soddisfatto dei risultati ottenuti, chiede ora agli amministratori locali, che si faccia tutto il possibile per proteggere e valorizzare le antiche vestigia tornate alla luce. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 31 agosto 1999]
 
751 22-09-1999 Ercolano rischia di essere sommersa a causa della burocrazia
Il direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Mario Pagano, ha lanciato l'allarme per una ennesima situazione di rischio per i nostri beni archeologici. Questa volta la vittima di un sistema strozzato dalla burocrazia e dagli interessi economici è un nome illustre fra i monumenti del Bel Paese: la Villa dei Papiri. Il cantiere di scavo è fermo da quasi due anni, ma non sono ancora stati effettuati i necessari collaudi. Perciò la Soprintendenza di Pompei, insieme alla Direzione degli scavi, non può riprendere possesso del cantiere. In questa situazione di vero e proprio "vuoto burocratico", si inserisce una falda freatica, che sta riversando acqua sulle aree scavate, rischiando di sommergere ed interrare quanto era stato portato alla luce con tanti sforzi. Un banale guasto all'impianto di pompaggio, sta trasformando un semplice imprevisto in un ostacolo insormontabile; infatti la Direzione degli scavi non può intervenire poiché non gli è stato ancora consegnato il cantiere, mentre gli operai della ditta appaltatrice sono scomparsi ormai da tempo. Mentre da più parti giungono appelli affinché venga ripreso questo importantissimo scavo (si sono mobilitati anche importanti papirologi di fama mondiale), il Ministro Melandri ha promesso che si interesserà per cercare di reperire nuovi fondi. Qualcuno invece ha suggerito a mezza voce una soluzione più drastica e definitiva: una maggiore autonomia rispetto alla Soprintendenza di Pompei, che consentirebbe ad Ercolano di gestire al meglio le congrue entrate provenienti dalla biglietteria. E' importante notare che grazie agli scavi è stato recuperato un antico sacello, fino ad oggi completamente sconosciuto, che ha ulteriormente rallentato i lavori alla villa. Presto si svolgerà un nuovo bando di gara per l'appalto dei lavori di recupero di altre strutture, per un valore complessivo di circa tre miliardi. Si tratta delle Terme e delle case del Bicentenario, dei Cervi, del Mosaico e del Salone Nero. Inoltre si lavorerà nell' area delle arcate, dove sono state sepolte centinaia di scheletri: gli archeologi non escludono che da questa fase di scavo possano arrivare importanti novità e ritrovamenti. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 31 agosto 1999]
 
750 22-09-1999 Scoperte strutture sommerse all'isolotto di Vivara
Una nuova struttura sommersa, presumibilmente di epoca pre-romana, è stata localizzata a 13 metri di profondità, presso la punta meridionale dell'isolotto di Vivara (collegato a Procida), detta proprio Punta Mezzogiorno. Lo scopritore, Mario Striano, è un ingegnere chimico napoletano, appassionato di archeologia e subacqueo dilettante. Il suo amore per Procida dura ormai da anni, e anche per questo mese di Agosto ha deciso di passare qui le sue vacanze, facendo immerisoni nell'acqua limpida dell'arcipelago. Dopo aver individuato alcuni blocchi di tufo, l'ingergner Striano ha verificato che si trattava di una struttura muraria, e non di materiali precipitati dalla sovrastante fortezza settecentesca. A questo punto, con l'aiuto del figlio Diego, ha preso nota dei principali dati del manufatto. Si tratta di un parallelepipedo di cm. 120 x 90, con una buona porzione sepolta sotto sabbia e detriti. I blocchi di tufo che lo compongono hanno dimensioni regolari di cm. 33 x 33, e sono ben squadrati. A questo punto la palla passa alla Soprintendenza e agli archeologi, che dovranno studiare la struttura nel contesto dei numerosi altri ritrovamenti effettuati nel mare vivarese, soprattutto una scala sottomarina individuata poco distante dalla missione archeologica di Massimiliano Marazzi. Le prime ipotesi riguardo a questo nuovo ritrovamento, parlano di una struttura collegata alla difesa di un antico porto della colonia greca. Questa tesi è supportata dai calcoli sull'inabissamento dell'antica linea di costa, che sarebbe sprofondata almeno nove metri a causa dei movimenti tettonici. Inoltre i ritrovamenti archeologici attestano in questa zona una intensa attività commerciale fin dall'età del bronzo. In passato sono stati rinvenuti numerosi reperti di ogni genere (vasi, orci, piatti,  coppe, gioielli e ceramiche varie) e anche veri e propri insediamenti abitativi con tanto di resti di capanne. Per questi ultimi è già allo studio un progetto dell'ENEA per la salvaguardia di Punta d'Alpaca, dove sono situati, e la possibile creazione di un'area attrezzata per le visite al pubblico. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 30 agosto 1999]
 
749 22-09-1999 Trent'anni di studi su Cupra Marittima
E' stato finalmente edito e presentato l'ultimo lavoro di Giovanni Ciarrocchi, dal titolo "Cupra Marittima la campagna e la città, ritrovamenti, schizzi e annotazioni sulle strutture antiche: 1969-1999". Edito dall'Archeoclub d'Italia (sede di Cupra Marittima) e presentato da Stefano Bruni e Mario Bucci, studiosi di fama internazionale, il testo riassume gli studi che l'autore ha svolto in 30 anni su Cupra Marittima, in particolare, ponendo confronto due aspetti di un'unica realtà: l'ager con le sue ville-aziende e le opere idrauliche, di cui ci restano reperti fittili e murari, e la città, localizzata in contrada Civita di Marano, centro di riferimento civile, politico e culturale anche per gli abitanti dell'ager. Paola Iacovazzo [fonte: Il Messaggero. 27 agosto 1999]
 
748 22-09-1999 Rinvenute tombe longobarde a Cascia
Il caso, ancora una volta, dalla parte dell'archeologia. A pochi chilometri da Cascia (Perugia), nella frazione di Logna, ignari operai hanno fortuitamente portato alla luce tombe con ogni probabilità risalenti all'epoca longobarba. L'occasione è stata fornita da lavori di sterro finalizzati alla realizzazione di impianti sportivi. Nelle tombe sono stati rinvenuti anche alcuni oggetti in metallo appartenenti ai corredi funebri. La Soprintendenza ha subito avviato le prime indagini che, se daranno risultati interessanti, potranno preludere a scavi sistematici nella zona. Paola Iacovazzo [fonte: Il Messaggero. 27 agosto 1999]
 
747 22-09-1999 Mestre. Chiusi i corsi per gestire aree archeologiche
Si sono conclusi a Mestre i corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo e organizzati dall’agenzia Agfol per la creazione e lo sviluppo d’imprese cooperative per la gestione di servizi culturali e turistici nelle aree di Altino (Veneto), Aquileia e Marzabotto. Partiti lo scorso dicembre e rivolti a disoccupati in possesso di diploma o laurea, tali corsi hanno avuto come obiettivo la formazione di personale destinato a creare cooperative di servizi operanti nelle dette zone; le aree archeologiche in questione, infatti, potrebbero essere maggiormente valorizzate con l’insediamento di strutture permanenti utilizzate per accogliere visitatori in numero sempre maggiore. Nella zona di Altino in particolare, già da qualche tempo si sente la necessità di potenziare tutta l’«area di contorno» al museo: l’idea è di creare uno sportello informativo di riferimento che offra notizie sulle attrattive turistiche della zona e di allestire strutture per la vendita di cartoline, libri sulla zona, souvenir…Sono, inoltre, in programma la realizzazione di eventi e manifestazioni culturali, la creazione di zone di ospitalità in vista del Giubileo del 2000, l’organizzazione di visite guidate per le scuole; sono, invece, per il momento, sospesi i lavori di restauro e gli scavi nelle circostanti aree archeologiche: a causa del continuo afflusso di materiali provenienti dagli scavi, infatti, gli spazi espositivi sono ormai insufficienti e, di conseguenza, è maturato il progetto di trasferire il museo in due edifici acquistati dallo Stato nel 1984, ma, per mancanza di fondi, non si sa quando si potrà effettuare il trasferimento. Marta Arduino [fonte: La Nuova Venezia. 19 agosto 1999]
 
746 22-09-1999 Pompei: il Foro Triangolare ha rischiato di crollare
Le colonne del Foro Triangolare di Pompei hanno rischiato di crollare; la scoperta è avvenuta in seguito ad una serie d’indagini effettuate con l’obiettivo di conoscere le fasi precedenti all’eruzione del 79 d.C. e di datare con approssimazione ottimale l’anno di costruzione del portico del Foro. Gli scavi, diretti dal professor Carandini dell’università “La Sapienza” di Roma, hanno evidenziato che una colonna della costruzione (la seconda da destra) poggiava sulla lava anziché essere ancorata alle fondazioni di pietra: il manufatto, dunque, sarebbe potuto crollare sui visitatori, se si fosse verificata una scossa di terremoto o una folata di vento particolarmente violenta. Tra le possibili cause generatrici della situazione, gli studiosi hanno ipotizzato errori compiuti durante le operazioni di restauro effettuate nel dopoguerra: Pompei, infatti, nella fase finale del secondo conflitto mondiale (1943) fu pesantemente bombardata dagli alleati e l’area su cui erano distribuiti i teatri, il Foro Civile e il Foro Triangolare subì i danni maggiori. Il Foro Triangolare, attorno a cui attualmente ruota l’attenzione degli studiosi affinché non crolli, racchiude una zona all’interno di cui sono racchiusi alcuni tra i più importanti edifici della città antica, tra cui il Tempio Dorico, costruito nel VI sec. a. C. in onore di Minerva; nel II sec. a.C. il Foro fu interessato da un profondo rinnovamento edilizio e divenne il settore cittadino destinato ad attività educative e culturali; furono allora edificati i grandi portici che circondano la Palestra Sannitica, le prime fondazioni del teatro e il Quadriportico che si trova alle sue spalle. Dopo i bombardamenti del ’43, l’area, che si presentò completamente devastata, fu sottoposta ad una mastodontica opera di recupero, un’opera di ricostruzione che, come sottolinea il Soprintendente Guzzo, è stata compiuta in modo superficiale, come, del resto, tutto il lavoro di restauro compiuto nel periodo postbellico e nei primi anni cinquanta; allora, infatti, Pompei fu quasi “soffocata” da interventi che utilizzavano in maniera indiscriminata il cemento armato, senza tenere conto del fatto che il ferro delle armature si ossida, gonfia e spacca le opere in cui è stato impiegato. Adesso, ha fatto sapere Guzzo, bisognerà verificare lo stato di tutte le colonne, anche se è chiaro che alcune di esse poggiano su blocchi di pietra; le indagini, inoltre, non si limiteranno al Foro Triangolare, ma interesseranno anche altri siti, soprattutto le strutture interessate dai restauri “moderni” benché l’opera di controllo iniziata su tutto il territorio due anni fa stia per essere terminata e consegnata e i dati presto saranno elaborati dagli esperti. Marta Arduino [fonte: Il Mattino. 19 agosto 1999]
 
745 18-09-1999 Prato. Una città etrusca emerge dai terreni dell'interporto
Sta venendo lentamente alla luce un nuovo importante insediamento etrusco alla periferia della città di Prato. In loc. Gonfienti, lungo le sponde del fiume Bisenzio, durante i lavori per la realizzazione dell'interporto, circa una anno fa le ruspe hanno dissepolto tratti di murature ed alcuni reperti. La Soprintendenza ha subito disposto l'effettuazione di alcuni saggi, che hanno interessato una vasta area. Secondo i primi risultati si tratterebbe di un abitato etrusco di epoca ellenistica, con tanto di strade, ed edifici pubblici e privati. Le risultanze dei saggi sono state confermate dalla prima campagna di scavi, finanziata dalla stessa società Interporto. Murature pertinenti ad abitazioni private sono emerse insieme a numerosi reperti (ceramiche, oggetti votivi, statuette ed altri) attualmente a disposizione della Soprintendenza , che ne curerà il restauro e lo studio. Ciò che maggiormente ha colpito gli studiosi è l'ottimo stato di conservazione del materiale rinvenuto: qualcuno ha azzardato l'ipotesi che uno straripamento improvviso del fiume Bisenzio abbia bruscamente cancellato la città coprendola di fango. A questo punto lo studio delle vie di collegamento fra l'etruria settentrionale e quella padana potrà essere ulteriormente approfondito alla luce delle nuove scoperte. Luca Scortecci [fonte: La Nazione. 17 settembre 1999]
 
744 18-09-1999 Anzio. Scavi alla villa patrizia del I secolo d.C.
Sul litorale di Anzio, in loc. Tor Caldara, era nota da tempo l'esistenza di una villa romana del periodo imperiale, ma gli scavi e gli studi effettuati questa estate non hanno certo risparmiato le sorprese. Ne parlano con giusto orgoglio i giovani archeologi che stanno portando avanti i lavori insieme alla ditta SAF, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Lazio, e grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione. Le novità stanno soprattutto nella grandezza e lussuosità del complesso: vi erano numerosi ambienti affacciati sul mare, con pareti intonacate e dipinte, rivestimenti in marmo e pavimenti a mosaico. Molto interessante risulta il ritrovamento di una parete dotata di camera d'aria realizzata a canne, che serviva per un migliore isolamento degli ambienti. Parte dei materiali costruttivi è stata riutilizzata nel XIV secolo per la costruzione della vicina torre di avvistamento; è stata ritrovata infatti la "calcara" dove veniva triturato il laterizio per poi impastarlo con gli altri materiali. Da notare anche la pressoché totale mancanza di reperti, a dimostrazione del fatto che anche qui i tombaroli sono arrivati prima degli archeologi. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 28 agosto 1999]
 
743 18-09-1999 Sant'Omero. Presto i sondaggi nei pressi della chiesa
Già da tempo è stata segnalata la presenza di reperti e frammenti archeologici nell'area prospicente la chiesa di S. Maria a Vico, a S.Omero (Teramo). Addirittura in passato sono stati notati pseudo-archeologi attrezzati per effettuare ricerche "in proprio". Gli oggetti rinvenuti (frammenti fittili, monete, laterizi ed altro) sono tutti di epoca romana. Grazie anche all'opera di una associazione culturale locale, "I cultori di Ercole", che lavora per la valorizzazione di questo monumento, si è riusciti a coinvolgere gli enti locali, e ad ottenere dalla Regione Abruzzo i primi 15 milioni. Con questi fondi la Soprintendenza archeologica dell'Aquila darà avvio ad una serie di saggi, grazie ai quali sapremo molte più cose sul passato romano della zona. In base alle risultanze che emergeranno, sarà deciso come organizzare il lavoro per il futuro; il primo passo sarà quello di rendere l'area protetta, per cercare di difenderla dai malintenzionati. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 29 agosto 1999]
 
742 18-09-1999 Civitanova guarda alle piramidi
Si prospetta per Civitanova una interessante possibilità di gemellaggio con l'area delle piramidi egiziane di Giza e Saqqara. Nei locali del comune si è tenuto un incontro che ha visto l'illustre presenza di Magdi Kenawy, direttore dell'Accademia d'Egitto a Roma, dove si è parlato di una mostra sulla civiltà egizia da realizzare la prossima primavera a Civitanova, e del possibile gemellaggio fra la cittadina e la zona archeologica delle piramidi. I contatti sono stati possibili grazie ad uno studioso civitanovese, Elio Diomedi, che ha lavorato ad una interessante teoria riguardante la tecnica costruttiva delle piramidi. Il direttore della zona archeologica egiziana, Zahi Hawas, non solo ha accettato la teoria di Diomedi, ma è anche divenuto socio onorario dell'Archeo Club locale. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 27 agosto 1999]
 
741 18-09-1999 Abruzzo. Finanziati gli studi di fattibilità per due parchi culturali
La possibilità di realizzare due parchi naturali in Abruzzo, sarà presto valutata attentamente attraverso gli studi di fattibilità finanziati dal CIPE con un contributo di due miliardi, che copriranno il 50 per cento del costo, mentre l'altra metà sarà a carico di Soprintendenze ed enti locali. Questi nuovi parchi dovrebbero essere il motore del rilancio economico e turistico delle aree interssate, tramite un processo di integrazione fra le zone archeologiche, quelle di pregio naturalistico e paesaggistico e i principali monumenti. Il primo di essi dovrebbe svilupparsi nei bacini del Sangro Aventino e sugli Altopiani Maggiori, interessando 28 comuni delle province di L'Aquila  e Chieti. Il secondo, nella valle del Pescara, interesserà 19 comuni dell'omonima provincia. I contributi, stanziati nell'ambito delle risorse destinate alle zone depresse, saranno gestite dalla Soprintendenza Archeologica di Chieti, che coordinerà gli stessi studi di fattibilità. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 24 agosto 1999]
 
740 18-09-1999 Un altro uomo delle nevi scoperto in Canada
Bob Charlie, capo della comunità indiana canadese, ha annunciato durante una conferenza stampa, il ritrovamento del corpo di un uomo, morto probabilmente 10 mila anni fa. L' eccezionale scoperta è stata fatta casualmente all'inizio di agosto da tre cacciatori di cervi nel Parco Tatchenshini Alsek, nella zona nord-est della British Columbia. I tre, dopo aver notato alcuni utensili lignei che emergevano dai ghiacci, hanno individuato un osso spugnoso che li ha condotti alla scoperta del corpo. Grazie all'ottimo stato di conservazione in cui sono stati ritrovati i tessuti, gli scienziati potranno ricostruire molte informazioni sul passato dell'uomo dei ghiacci, risalendo anche al suo DNA. Al momento non viene azzardata alcuna ipotesi sull'età della mummia, ma gli studi procedono su due fronti. Nello Yukon, dove il corpo è stato trasportato, un primo gruppo di scienziati sta svolgendo le prime indagini, mentre un'altra equipe di archeologi sta lavorando sul luogo del ritrovamento. Particolarmente eccitati sono i componenti delle tribù indigene locali, che si attendono da questa scoperta un impulso decisivo per lo studio del loro passato e della loro identità storica. Nel frattempo hanno fatto sapere che, nel rispetto delle loro tradizioni, non accetteranno che siano diffuse immagini del loro antenato, come è avvenuto nel caso della mummia di Similaun, scoperta nel 1991 in un ghiacciaio al confine fra Italia ed Austria. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 26 agosto 1999]
 
739 18-09-1999 Roma. Affreschi del 1300 scoperti al Celio
Si susseguono giorno dopo giorno, a ritmo sempre più incalzante, gli annunci dei soprintendenti romani riguardanti nuove scoperte archeologiche e non, dovute soprattutto ai lavori in corso nella Città Eterna in vista del Giubileo. Nei giorni scorsi è stata la volta di Francesco Zurli, soprintendente romano ai beni architettonici e ambientali, che ha annunciato il ritrovamento di afftreschi trecenteschi nel convento di clausura del Celio, dove si trova la chiesa dei S.S. Quattro Incoronati. Gli affreschi scialbati sono collocati in ambienti tipicamente gotici, alti da 13 a 15 metri, caratterizzati da archi a sesto acuto, pentafore e volte a crociera. Il loro soggetto non religioso (sono infatti rappresentati i temi del lavoro dell'uomo attraverso i mesi dell'anno) ne ha causato certamente la copertura con un velo di calce, usata anche come disinfettante, che ha favorito l'ottima conservazione delle opere. Il ritrovamento riveste un'importanza ancora maggiore se si considera il fatto che Roma non è particolarmente ricca di opere del periodo gotico; infatti all'epoca la parte del leone in fatto di arte e architettura veniva fatta da Firenze. Sono in corso studi sulla porzione di affreschi già liberata dalla calce, che dovrebbero portare all'attribuzione delle opere ad una scuola trecentesca, mentre per le parti restanti si prevede che i lavori di recupero e di restauro andranno avanti ben oltre il 2000. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 25 agosto 1999]
 
738 18-09-1999 Dieci candeline per l'Ass. Archeologica Iloi di Sedilo
E' stato festeggiato in questi giorni il decimo compleanno della Associazione Archeologica "Iloi" di Sedilo (Cagliari). L'esperienza è iniziata quando il comune di Sedilo decise di avviare gli scavi nell'area del nuraghe Iloi, comprendente necropoli e capanne del II millennio avanti Cristo. Gli appassionati locali iniziarono a dare il loro supporto agli archeologi delle Università di Sassari e Roma e della Soprintendenza di Cagliari. I loro nomi (Bruno Fancello, Umberto Soddu, Salvatore Salaris, Salvatorangelo Manca ed altri) sono poco noti al grande pubblico, ma ben conosciuti nell'ambiente, perché il loro apporto allo studio della storia locale è stato di grande importanza. I risultati dei loro ritrovamenti e dei loro studi sono portati alla conoscenza di tutti attraverso le pagine della rivista Logos, che viene pubblicata ormai da cinque anni sotto la direzione di Paolo Pillonca, strumento fondamentale per la conoscenza del passato di Sedilo. Nell'ultimo numero spiccano un articolo di Anna Depalmas su alcuni reperti arcaici dal territorio di Sedilo, anfore, macine e accette; un altro studio sugli scavi della necropoli di Ispiluncas è curato da M. Grazia Melis; infine troviamo la pubblicazione di una indagine "somatometrica" sullo sviluppo fisico degli abitanti di Sedilo. Luca Scortecci [fonte: Unione Sarda. 24 agosto 1999]
 
737 18-09-1999 Gubbio. Scoperto grande tempio del II sec. a.C.
La Soprintendenza umbra ha reso nota a fine Agosto, attraverso il direttore Dorica Manconi, una importante scoperta fatta dagli archeologi dell'Università di Perugia in collaborazione con la stessa Soprintendenza. Si tratta di un tempio italico di grandi dimensioni, risalente al II sec. a.C., ritrovato in comune di Gubbio in loc. Nogna. L'importanza dell' edificio, oltre che nella sua quasi unicità (esiste infatti solo un altro esempio del genere a Collemncio di Cannara), sta anche nell'accuratezza con cui è stata eseguita la muratura, in ottimi blocchi di arenaria ben squadrata e con eleganti modanature. Del tempio rimangono, in buono stato di conservazione, il podio e alcune parti della cella, dove si è già intervenuti con un primo restauro, al fine di evitare possibili danni causati dalla dissepoltura. Insieme alle preziose vestigia, sono venuti alla luce anche alcuni enigmi, che dovranno essere risolti dagli studiosi dopo un attento esame storico-critico dei resti. Infatti si è subito notato come le murature, pur ben curate in ogni loro aspetto, presentino parti incompiute; inoltre la totale mancanza di decorazioni, stucchi e terrecotte architettoniche è una cosa alquanto insolita per un edificio del genere. Qualcuno ha azzardato l'ipotesi che si possa essere in presenza di una opera incompiuta, forse a causa del clima di guerra che intercorse fra eugubini e romani in quel periodo, che avrebbe fatto dirottare le risorse previste per la realizzazione del tempio verso altre direzioni. Certamente la totale assenza di materiali votivi non aiuta gli esperti nell' identificazione del tipo di culto praticato all'epoca. Gli unici indizi sono forniti dalla presenza di una fonte e di un importante crocevia nelle vicinanze, che farebbero pensare ad un culto delle acque legato alla transumanza. La direttrice Manconi intanto sta pensando anche al futuro, e alla possibile valorizzazione del monumento, con il suo inserimento nei principali percorsi turistici. Il primo grosso ostacolo da superare è la perenne scarsità di fondi, ben lontani dai 600 milioni preventivati solo per il completamento dello scavo. La speranza è di trovare, nell'ambito delle forze private locali, le risorse mancanti per evitare un sempre possibile reinterramento. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 24 agosto 1999]
 
736 18-09-1999 Roma. Rischio archeologico per le opere del Giubileo
Nel contesto dei lavori per la realizzazione di infrastrutture per il Giubileo, vi sono alcune opere ad alto rischio archeologico. Una di queste è la galleria Pasa, con la relativa rampa d'accesso verso il parcheggio del Gianicolo. Durante gli sbancamenti sono venuti alla luce due muri intonacati e dipinti, pertinenti ad una abitazione del periodo imperiale. La Soprintendenza stava seguendo da vicino i lavori proprio perché è noto che sull'area interessata insistevano gli "Orti" di Nerone, che l'imperatore aveva ricevuto in eredità dalla madre Agrippina. Anche se gli archeologi escludono che possa trattarsi dei resti della villa di Agrippina, la Soprintendenza ha richiesto la modifica dei criteri di scavo e la concessione di tempi adeguati per l'indagine e la valutazione dei reperti rinvenuti. A questo punto si è innescata la polemica con il responsabile delle Opere Pubbliche del Lazio, Balducci, che è intenzionato a far proseguire i lavori con il ritmo attuale per evitare ritardi nella consegna dell'opera. Il soprintendente La Regina ha replicato che una, valutazione dell'importanza dei resti ritrovati è necessaria, dopodiché, in base alle risultanze, si potrà intervenire, con possibili conseguenze per i tempi di completamento dei lavori. Quindi non è ancora escluso che il cantiere, in presenza di evidenze archeologiche rilevanti, possa essere bloccato. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 24 agosto 1999]
 
735 18-09-1999 L'antico porto di Pompei in pericolo per lavori
Nel corso di un convegno su vulcanesimo e archeologia, sono stati presentati i risultati di uno studio sul sottosuolo dell'area pompeiana. Le novità, rese note da Antonio Giordano dell' ENEA, sono di quelle che fanno sobbalzare. A causa di lavori alla linea ferroviaria Circumvesuviana, sono venuti alla luce resti che farebbero pensare all'esistenza di un antico porto fluviale a Pompei, che giacerebbe indisturbato da due millenni sotto case, orti, strade e ferrovie di una periferia degradata, caratterizzata da un passato tanto grande quanto poco conosciuto. Grazie all'intervento dell'Unesco,  saranno effettuate indagini più approfondite con il metodo del "telerilevamento", che consentirà l'espolazione del sottosuolo grazie ai raggi infrarossi, senza dover ricorrere allo scavo. Dovrebbe quindi trovare ulteriore conferma l'ipotesi della esistenza di un vero e proprio borgo marinaro nella zona di Pontenuovo, fra l'altro già confortata in passato dal ritrovamento di reperti quali anfore, conchiglie, ancore, ami, accessori ed ornamenti per imbarcazioni. Intanto, attraverso un recente studio, è stata ricostruita l'antica linea di costa, la cui andatura confermerebbe il dato delle fonti, che parlano di Pompei come una città litoranea. Gli ultimi studi e le scoperte fatte hanno reso indispensabile un ripensamento complessivo del piano di sviluppo dell'intera area. I lavori previsti alla Circumvesuviana rischiano di fare tabula rasa dei resti dell'antico scalo fluviale, e le nuove opere di urbanizzazione previste a sud-ovest di Pompei, fra Pontenuovo e Moregine, minacciano da vicino la zona archeologica con le loro colate di cemento. Anche l'ENEA ha chiesto chiarimenti sui nuovi lavori previsti per l'autostrada Napoli-Salerno, in una area dove è probabile la presenza di resti di epoca romana. Dopo che, negli ultimi decenni, un inestimabile patrimonio archeologico è andato distrutto a causa di sconsiderati lavori edilizi sembra che oggi qualcuno voglia far sentire la propria voce perché non si ripetano gli errori del passato. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 23 agosto 1999]
 
734 18-09-1999 Etruschi in mostra a Città del Messico
Si sta svolgendo in queste settimane (chiusura prevista ad Ottobre) a Città del Messico, una grande mostra archeologica sulla civiltà etrusca. Più di seicento reperti provenienti da ogni parte d'Etruria sono esposti nelle sale del Museo di Antropologia, che due anni fa ospitarono una mostra analoga sulla Magna Grecia. E' una grande occasione per l'antico popolo Rasna di far conoscere se stesso oltre i confini nazionali, infatti per il museo messicano si calcola un numero di 25 milioni di visitatori all'anno, molti dei quali studenti. I due curatori della mostra, Josè Ortiz ed Elisabetta Setari, hanno portato a termine un duro lavoro "diplomatico" fra varie soprintendenze italiane, e sono riusciti a mettere insieme una collezione etrusca che svela l'identità del popolo nella sua interezza. Le ricostruzioni della Tomba Inghirami con i suoi 40 sarcofaghi, da Firenze, e di quella "Delle Anfore Panatenaie", da Bologna, fanno da splendido corollario, insieme alla nobile figura di Larthia Seiantis distesa sul suo sarcofago, a centinaia di reperti di indubbio valore, in un percorso didattico supportato da numerosi pannelli illustrativi. Il progetto, finanziato da governo e Banca Nazionale messicani, ha visto la collaborazione delle Soprintendenze di Toscana, Emilia Romagna, Etruria Meridionale, Napoli e Salerno. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 23 agosto 1999]
 
733 18-09-1999 Riapre i battenti l'Antiquarium di Palinuro
L'Antiquarium di Palinuro (Salerno) riapre le porte ai visitatori dopo venti anni di chiusura forzata. Forte di una collezione di circa 4000 reperti archeologici, l'antiquarium si imporrà presto come una delle più interessanti reltà espositive campane. Gli oggetti, che fino ad oggi sono stati in deposito nei magazzini della Soprintendenza di Salerno, sono frutto di scavi effettuati fra il 1928 e il 1939 in una necropoli della zona, comprendente un totale di 17 tombe del VI sec. a.C. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 19 agosto 1999]
 
732 18-09-1999 Tesori di Roma imperiale al castello di Baia
Fino a tutto il mese di Settembre il Castello di Baia, con il museo archeologico in esso contenuto, sarà visitabile fino a tarda sera, dalle ore 20,00 alle 22,00. Si prospetta così una ghiotta occasione per turisti e appassionati, che potranno ammirare la ricca collezione di reperti ed opere d'arte risalenti al periodo romano imperiale, rinvenuti nella zona di Punta Epitaffio e del Sacellum augustale di Miseno. Particolarmente importante è la presenza delle sculture: l'imperatore Nerva a cavallo, due sculture di Dionisio, e vari ritratti, fra cui uno di bambina e uno di Antonia Minore, madre di Claudio e di Germanico. Molto interessante è la ricostruzione del ninfeo di Punta Epitaffio, visibile nella sala 2: consiste in uno spazio rettangolare con zone absidate e sculture riproducenti le figure di Ulisse e Polifemo. Da non perdere, nella prima sala, la ricostruzione del frontone del tempio. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 19 agosto 1999]
 
731 18-09-1999 Bacoli. Discarica abusiva a ridosso dell'area archeologica
La zona archeologica di Baia, in comune di Bacoli (Napoli), è nota per essere il più grande complesso idro-termale del mondo antico. L' area comprende, oltre a svariate vasche e strutture termali che occupano una intera collina, anche vari locali ad uso abitativo, la Villa dei Cesari e il Tempio di Venere, tutte vestigia di epoca romana. Un gruppo di volontari sta periodicamente lavorando per mantenere puliti i locali interni del tempio, ma da qualche tempo, proprio a ridosso della recinzione, in posozione adiacente ad una grande sala termale, i soliti ignoti hanno iniziato a scaricare rifiuti, spostandovi anche alcuni cassonetti, che precedentemente erano collocati altrove. Dopo le legittime proteste di turisti e commercianti locali, l'assessorato alla nettezza urbana ha disposto un sopralluogo e richiesto una maggior vigilanza da parte delle forze dell'ordine, affinché questo spiacevole episodio resti tale e non si ripeta in futuro. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 17 agosto 1999]
 
730 18-09-1999 Roma. Antichi resti al centro RAI di Saxa Rubra
Antiche strutture di epoca romana sono emerse nell'area del centro RAI di Saxa Rubra, nel corso dei lavori per la realizzazione di un parcheggio. Durante il mese di Maggio gli archeologi incaricati dalla Soprintendenza, Gaetano Messineo, Cristina Littori e Rossella Zaccagnini, hanno reso nota la natura dei ritrovamenti. Si tratta di un mausoleo del periodo augusteo, un tratto della via Flaminia ed alcune costruzioni  probabilmente collegabili ad una antica fornace. Il mausoleo è assimilabile a  molti altri esistenti lungo la Flaminia, dove anticamente i nobili erano soliti farsi erigere questi monumenti funebri, per essere meglio ricordati e notati dai numerosi passanti che transitavano sull'arteria. Dai resti rinvenuti si deduce che doveva essere composto da un tamburo rivestito da lastre marmoree e poggiante su una piattaforma tufacea. Muri a raggera interni sostenevano un tumulo, all'interno del quale si trovava la camera intonacata contenente l'urna cineraria. In ottimo stato di conservazione si trova il tratto di via Flaminia ritrovato nella stessa zona: si tratta di in basolato con evidenti tracce del passaggio dei carri, e con i resti ancora conservati dell' antico marciapiede. Ancora scarse sono invece le conscenze a proposito dei piccoli locali, anch'essi situati lungo il tratto di strada. Secondo le prime ipotesi sono da considerarsi ambienti annessi ad una antica fornace; infatti queste strutture produttive erano abbastanza frequenti nella zona. I responsabili della RAI, tenendo conto degli importanti ritrovamenti archeologici, hanno deciso di modificare il progetto originale, spostando la collocazione del parcheggio e valorizzando le antiche vestigia, rendendole fruibili al pubblico con la creazione di una sorta di mini-parco archeologico. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 15 agosto 1999]
 
729 18-09-1999 Fori Imperiali. Arte contemporanea fra gli scavi archeologici
La zona dei Fori Imperiali di Roma, area archeologica fra le più importanti del mondo, visitata ogni anno da milioni di persone, sarà l'insolita ambientazione per una mostra di arte contemporanea che si svolgerà fra il 18 Settembre ed il 31 Ottobre prossimi. L'esposizione sarà aperta solo di sabato e domenica, e ospiterà, nel suggestivo scenario del Foro di Nerva, tredici opere di artisti contemporanei, tutte dedicate alla città di Roma. Gli artisti (fra i quali Cucchi, De Nola, Gandolfi, Ontani e Pintaldi) si sono prestati a questo interessante connubio fra arte antica e contemporanea, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la realtà di Roma come "Città Eterna" per antonomasia. Per gli appassionati di archeologia, sarà possibile estendere la visita guidata anche agli scavi con un piccolo supplemento sul costo del biglietto. Luca Scortecci [fonte: Agenzia AGI. 10 settembre 1999]
 
728 13-09-1999 Nemi, nuovi tesori negli scavi nella villa romana
Nella villa romana venuta in luce a Nemi (Roma) si continuano a raccogliere centinaia di frammenti di reperti e quando i lavori saranno ultimati, di certo la zona del lago di Nemi sarà presa d’assalto dai turisti. La professoressa Pia Guldager Bilde, dell’università danese di Aarhus, insieme con una quarantina di studiosi tutti giunti dalla Danimarca, dalla penisola scandinava e dall’Islanda, è tornata a scavare per riportare alla luce una lussuosa villa costruita ad una decina di metri sul livello delle acque del lago e che, a quanto pare, risalirebbe all’età tardo-repubblicana, ma sarebbe stata frequentata fin quasi ai tempi di Vespasiano (69-79 d.C.); i lavori sono finanziati dalla fondazione Carlsberg, che quest’anno ha messo a disposizione un milione e mezzo di corone danesi (circa 390 milioni di lire italiane), il doppio rispetto allo scorso anno; i lavori sono iniziati nel 1988 e si prevede che termineranno nel 2002: la speranza è che l’esperienza danese possa prolungarsi e, soprattutto che il lavoro sia portato avanti da missioni italiane, con l’aiuto dei Comuni più interessati nella zona, quali Nemi e Genzano. Lo scorso anno fu scoperta una strada costruita, come di consueto nell’età in questione, da grossi blocchi poligonali di basalto e, sotto alla strada che scende al lago, si rilevò un grosso ambiente ritenuto adibito a cisterna; quest’anno, invece, sono venuti in luce piani calpestabili realizzati con materiali preziosi: un pavimento lastricato in marmo ed un altro a mosaico; c’è poi una meravigliosa esedra che pare essere alta circa una quindicina di metri, tutta da riportare all’antico splendore: bisogna però fare in fretta, altrimenti il già evidente degrado diventerà irreversibile; la struttura, infatti, come ha detto la Guldager Bilde, è minata dall’umidità e le radici delle piante soprastanti non riescono ormai più a tenerla insieme: se non s’interverrà con decisione, nel giro di vent’anni, probabilmente, quest’esedra si perderà. Marta Arduino [fonte: Il Messaggero. 4 agosto 1999]
 
727 13-09-1999 Una grande anfora romana nella rete del peschereccio
Una preziosa sorpresa di 6 quintali è rimasta impigliata nella rete di un peschereccio di Fiumicino: si tratta di un dolium, una grossa anfora di epoca romana utilizzata per il trasporto di generi alimentari, soprattutto granaglie, che, come ha spiegato Giacomo Caviller, archeologo dello speciale nucleo della guardia costiera che ha preso in consegna il reperto, si data tra il I sec. a.C. e il III sec. d.C.. Il dolium, che ha un diametro di due metri ed è alto due metri e mezzo, è ottimamente conservato, anche se presenta un foro sulla spalla che potrebbe essere stato praticato dall’equipaggio prima di gettarlo in acqua, al fine di recuperare la merce trasportata; l’anfora è stata recuperata a sei miglia al largo di Capo Linaro, a circa 150 m. di profondità, e, dagli inizi di agosto, è stata presa in carico dalla Soprintendenza archeologica di Ostia. Marta Arduino [fonte: Il Messaggero. 4 agosto 1999]
 
726 13-09-1999 Cortona chiede la restituzione della sua Tabula
Il clamore destato dalla presentazione della Tabula Cortonensis alla stampa non accenna a diminuire. Articoli sulle testate di tutti i quotidiani, approfondimenti sulle riviste specializzate e servizi televisivi sulle reti nazionali hanno creato un grande interesse nella gente comune. Accese discussioni si stanno svolgendo attorno al prezioso reperto, dal quale si attende una spinta decisiva per lo studio della lingua etrusca, con l' aggiunta di 27 nuovi vocaboli al carente dizionario fino ad oggi noto. Il giallo non ancora risolto, riguardante le circostanze del ritrovamento nella campagna cortonese, è adesso arricchito da una disputa sulla possibile collocazione del reperto. La Soprintendenza Archeologica della Toscana ha annunciato l'esposizione della Tabula al Museo Archeologico di Firenze nell'ambito di una apposita mostra che dovrebbe iniziare ad ottobre; ma da Cortona si stanno levando sempre più numerose le voci che chiedono con insistenza il suo ritorno nella località del rinvenimento. Alle prime richieste, fatte già nei primi giorni dal sindaco della cittadina etrusca Rachini, si sono aggiunte ultimamente quelle dell'assessore alla cultura Brezzi, supportate dai pareri di numerosi archeologi. Intanto è stato reso noto che nel mese di Ottobre, in concomitanza con l'esposizione della Tabula, sarà pubblicato un volume interamente dedicato ad essa. Gli autori sono il professor Nicosia della Soprintendenza della Toscana, che ha curato la parte archeologica dell'opera, e il professor Agostiniani, direttore dell'Istituto di linguistica dell'Università di Perugia, che ha curato quella inerente gli aspetti linguistici. Luca Scortecci [fonte: La Nazione. 9 settembre 1999]
 
725 13-09-1999 Orvieto. Le preziose collezioni del Museo Faina
Una delle più importanti collezioni di reperti archeologici d'Italia è custodita nel Museo "Claudio Faina" di Orvieto, situato nel palazzo medioevale di piazza Duomo. Le raccolte si sono formate nella seconda metà dell'800 a Perugia, ad opera del conte Mauro Faina e, successivamente, del nipote Eugenio, che le trasferì nel palazzo di famiglia ad Orvieto. Fra i pezzi più importanti del museo figura in primo luogo il monetiere, che comprende circa 3000 pezzi di epoca romana. Fra le ceramiche si segnalano 3 anfore attiche a figure nere, attribuite al pittore Exekias, oltre ad altri esemplari attici a figure nere e rosse, quasi tutti provenienti dalle necropoli etrusche orvietane. Numerosi anche gli esemplari di bucchero, ceramica etrusca caratterizzata dal colore nero anche nelle zone di frattura, di prevalente fattura chiusina. Molto interessante è anche una serie di vasi figurati etruschi di fabbricazione orvietana denominati "Gruppo di Vanth", decorati con scene d'oltretomba, risalenti al IV sec. a.C. Infine c'è una serie di reperti di incerta datazione, ma sicuramente pre-etruschi, comprendenti ceramiche, bronzi, asce e pugnali. Orario del museo: mattino 10-13, pomeriggio 14-18. Biglietto L. 8000, ridotto L. 5000. Informazioni: Faina orv@ti.it. Siti internet: www.systemnet.it/museo/faina - www.regione umbria.it/cultura/musei. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 15 agosto 1999]
 
724 13-09-1999 Sabina. Recupero e valorizzazione della villa romana di Vacone
Tempi nuovi per la villa romana di Vacone (Rieti): dopo dieci anni di abbandono qualcosa si sta muovendo per il suo recupero. La villa era stata scoperta negli anni settanta durante i lavori per la realizzazione di una strada. Alcune campagne di scavo sono state effettuate negli anni settanta e nei primi anni ottanta con buoni risultati: sono stati portati alla luce numerosi reperti, strutture murarie, un mosaico, vari elementi architettonici e soprattutto un torchio per la spremitura dell'uva abbinato ad una canalizzazione che trasportava il mosto in un criptoportico dove veniva completata la lavorazione. A causa del decennale abbandono, i resti della villa sono stati invasi dalla vegetazione. Il neo eletto sindaco, Romano Renzi, ha disposto un primo intervento per la ripulitura superficiale, in attesa del disbrigo di alcune pratiche che rendano possibile l'effettuazione di nuovi scavi e la realizzazione di strutture di servizio per la fruibilità al pubblico. Il problema consiste nel fatto che la villa insiste su terreni di proprietà pubblica e privata, con evidenti difficoltà per la costruzione di recinzioni in previsione dei cantieri. L'obbiettivo degli amministratori è la creazione di un polo turistico che comprenda, oltre alla villa, anche un museo dove saranno esposti tutti i reperti rinvenuti nell'ambito del sito archeologico. Questo dovrebbe essere realizzato nella chiesa medioevale di S. Stefano, costruita anche con materiali di recupero della villa romana stessa. Anche la chiesa necessita di un consistente intervento di recupero, si trova infatti parzialmente priva di tetto. Il sindaco, che scommette senza riserve sul successo in termini economici e turistici dell'intera operazione, ha assicurato che metterà a disposozione tutte le risorse possibili per il buon esito dell'iniziativa. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 14 agosto 1999]
 
723 13-09-1999 La dura lotta di Crustumerium fra storia, tombaroli e caciotte
Incredibile ma vero. Da qualche tempo la gloriosa Crustumerium ha dei nuovi nemici: duemila anni fa erano i romani e gli altri popoli italici, in tempi moderni sono stati i tombaroli e i trafficanti senza scrupoli, e oggi sono le mozzarelle e le caciotte. Dopo la morte nel 1977 del Duca Grazioli, proprietario dei terreni dove insistono i resti dell'antica città, gli eredi hanno deciso di porre in vendita una parte di questi. La Soprintendenza del Lazio ha immediatamente acquistato i 50 ettari in questione, esercitando il diritto di prelazione. Ma è nato subito un contenzioso con una azienda casearia sarda, che sosteneva di aver precedentemente acquistato gli stessi terreni. Mentre la disputa procede a colpi di giudizi del TAR e del Consiglio di Stato, una pesante sbarra è stata posta a bloccare l'ingresso alla zona archeologica dai responsabili della ditta sarda. La Soprintendenza però non ha intenzione di mollare l'osso e di abbandonare queste vestigia, che hanno visto passare 28 secoli di storia e i protagonisti del "ratto delle sabine", nelle mani, o meglio nelle zampe di migliaia di ovini. Nella disputa si sono inserite anche alcune associazioni di volontariato. I componenti del Gruppo Archeologico del Dopolavoro Ferroviario sono in prima linea da anni per la difesa della zona archeologica. Oltre ad impegnarsi nella ricerca e lo scavo delle antiche tombe, in uno spirito di totale collaborazione con gli enti preposti, i volontari del gruppo si stanno adoperando con turni, anche di notte, dando man forte alle forze dell'ordine nella sorveglianza della zona contro le scorribande dei tombaroli. La speranza di tutti è che il buon senso prevalga, e i resti di una gloriosa città, che ha contribuito alla storia di un popolo, vengano recuperati e resi fruibili a tutti coloro che vogliono riscoprire il proprio passato. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 15 agosto 1999]
 
722 09-09-1999 Nuovi ritrovamenti nell'area archeologica di Forum Novum
Gli scavi archeologici nella zona di Forum Novum, a Vescovio presso Torri in Sabina (Rieti), stanno svelando sempre nuovi elementi per lo studio della storia romana, in particolare quella della regione sabina. Gli archeologi della British School of Rome hanno aperto le campagne lo scorso anno con l'individuazione delle strutture di una grande villa di epoca romana. Da allora studiosi di tutto il mondo si sono interessati alle ricerche in questa località, e quest' anno la nuova campagna vede impegnati, oltre agli inglesi, anche alcuni archeologi americani e canadesi, coordinati dalla professoressa Patterson, che si avvale del supporto di Paul Roberts del British Museum di Londra, e di Vincent Gaffney dell'Università di Birmingham. Le istituzioni italiane che collaborano alle ricerche sono: la Soprintendenza Archeologica del Lazio, la Provincia di Rieti, il Comune di Torri in Sabina e il Museo Territoriale dell'Agro Foronovano. I responsabili degli scavi hanno illustrato le principali fasi dei lavori e i primi risultati tangibili emersi in questi giorni. Il primo fattore di successo è stato l'utilizzo del georadar, che ha consentito l'individuazione di strutture e reperti interrati ancor prima dell'inizio dello scavo. Grazie a ciò si è potuto operare "a colpo sicuro" su aree delle quali si conosceva la presenza di oggetti notevoli. Strutture murarie ed iscrizioni sono emerse nella zona della basilica, mentre la villa, parzialmente scavata lo scorso anno, ha restituito numerose ceramiche e monete rare. Inoltre, grazie all'individuazione di una trincea interrata, si è potuto dedurre che la villa era stata costruita in due fasi ben distinte. Ma la vera novità emersa dagli scavi sono alcune vasche ricollegabili ad una attività di allevamento delle anguille; se nelle zone costiere questi allevamenti erano già ampiamente attestati anche dalle fonti, questo è il primo caso per una zona interna. La villa, databile al periodo neroniano, presenta anche interessanti condutture idriche e una sorta di zona cimiteriale interna. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 11 agosto 1999]
 
721 09-09-1999 Pyrgi. Sono sott'acqua i resti del porto romano
Il ritrovamento di importanti strutture sommerse è stato il frutto di una settimana di ricerche svolte dagli archeologi subacquei del Gruppo Archeologico Cerite. Tre giovani studenti accompagnati dal direttore del Museo Civico, Flavio Enei, e supportati dall'assistenza del Gruppo Immersioni di Ladispoli, hanno rinvenuto, nel fondale marino 150 metri a sud del castello di S. Severa, alcune strutture romane sommerse a tre metri di profondità. Si tratta essenzialmente di due colonne marmoree e di alcuni elementi lignei, tutto in buono stato di conservazione. Al momento risulta difficile fare ipotesi sulla possibile estensione dell'insediamento; è certo invece che i resti risalgono al I-II sec. d.C. e appartengono verosimilmente al porto di epoca imperiale dell'antica colonia romana. Come ha sottolineato Enei, ideatore del progetto di ricerca, l'importanza di questa scoperta sta soprattutto nella conseguente possibilità di ricostruire con estrema precisione l'antica linea di costa. Gli archeologi, che stanno adesso lavorando alla documentazione delle nuove scoperte, renderanno noti i risultati dei loro studi entro settembre. Intanto si sta già pensando alla nuova campagna di ricerca per il mese di agosto del 2000: l'obbiettivo è quello di ricostruire più fedelmente possibile la forma dell'antico porto ed il tracciato della strada litoranea che collegava Pyrgi ad Alsium. I responsabili del museo stanno anche pensando ad un percorso sommerso lungo il quale i subacquei appassionati potrebbero ammirare i resti individuati. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 11 agosto 1999]
 
720 09-09-1999 Guidonia. Matrice ceramica romana recuperata dai Carabinieri
Ancora un colpo ai trafficanti di reperti archeologici è stato inferto dal Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico dei Carabinieri di Roma. Nell'abitazione di P.M., quarantottenne ricettatore di Guidonia Montecelio, sono stati ritrovati i frammenti di uno stampo in terracotta per la fabbricazione di vassoi di ceramica con decorazione a rilievo. Questa tipologia produttiva ebbe una notevole diffusione fra il I sec. a.C. e il I d.C.. perché consentiva di ottenere ceramiche da mensa decorate a rilievo, ad imitazione di quelle metalliche sbalzate, ma ad un costo notevolmente più basso. E' una ceramica normalmente classificata come "corallina", per il colore rosso acceso che la caratterizza, oppure "aretina", dalla città di Arezzo, dove erano situati i laboratori principali per la fabbricazione, e dalla quale ebbe inizio la diffusione pressoché in ogni luogo del mondo allora conosciuto (ne sono stati trovati frammenti anche in India). Il reperto in questione risale al II secolo d.C. e ha una decorazione con scene dell'antefatto e del Guidizio di Paride. Sembra che un frammento generato proprio da questa matrice sia oggi visibile al British Museum di Londra. E' da notare il modo curioso con cui si è giunti al recupero del reperto. Gli investigatori hanno preso spunto da un articolo pubblicato sulla rivista specializzata "Studi Miscellanei", dove veniva recensito proprio l'oggetto in questione. Attraverso l'ignaro autore (un esperto archeologo a cui lo stesso trafficante aveva chiesto una valutazione dell'oggetto) sono risaliti al quarantottenne di Guidonia, che è stato denunciato per ricettazione. La Soprintendenza del Lazio si occuperà del restauro, che dovrà eliminare almeno in parte gli effetti devastanti di quello effettuato maldestramente dal possessore. Dopo questa operazione la matrice verrà esposta nell'Antiquarium di Montecelio. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 14 agosto 1999]
 
719 09-09-1999 Lago Trasimeno: enorme fegato per gli aruspici etruschi ?
E' ormai noto che la religiosità etrusca tendeva ad attribuire significato divino ad ogni evento o situazione della vita di ogni giorno. In questo profondo senso religioso gli Etruschi differivano da tutti gli altri popoli contemporanei, e soprattutto dai Romani, tanto che Seneca affermava che gli Etruschi "sono convinti che le cose hanno un significato non perché accadono, ma accadono in quanto portatrici di significato". Nello ambito di questa mentalità, la religione etrusca era composta da caste sacerdotali specializzate sulla previsione del futuro in base agli eventi: fra queste ebbe un posto d'onore l'"aruspicina", consistente nell'interpretazione delle viscere degli animali, in particolar modo del fegato. Da un modello di fegato in bronzo rinvenuto a Piacenza (ma di probabile fabbricazione cortonese), che dovette servire per l'istruzione degli aspiranti aruspici, possiamo desumere come veniva analizzato l'organo per trarne auspici. Era suddiviso in 16 zone, otto prospere e otto funeste, le quali corrispondevano a quelle in cui era suddiviso il cielo con attribuzione di ogni zona a un dio, solare o infernale. Dopo una prima lettura della superficie delle zone favorevoli o meno, si passava all'esame interno del fegato che doveva confermare le prime interpretazioni. Da alcuni studi condotti da Giovanni Colonna e Adriano Maggini, sembra trovare conforto una interessante ed audace tesi secondo la quale gli aruspici dell'etruria settentrionle interna, in particolar modo cortonesi, usassero il Lago Trasimeno come un gigantesco fegato da cui traevano auspici. In effetti la forma del lago è molto simile a quella dell'organo, e le tre isole corrispondono alle sue protuberanze. Ma la teoria si basa essenzialmente su ritrovamenti archeologici, che, in almeno tre casi la confermerebbero in pieno. A Castiglion del Lago è attestato il culto della dea Cel, divinità infernale che veniva localizzata a occidente nei settori celesti; e proprio nella zona occidentale del lago era il luogo di culto etrusco. Sulla riva opposta, in località San Feliciano, è stata rinvenuta una paletta con dedica alla dea solare Cautha, che non a caso è posizionata nella parte opposta del fegato di Piacenza. Ultima conferma viene da un ritrovamento effettuato a Tuoro: una statuetta di bronzo con dedica a Tec Sans, evidentemente assimilabile al dio Tecum. Anche in questo caso la localizzazione del rinvenimento corrisponde a quella del fegato piacentino (settore 5). Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 4 agosto 1999]
 
718 09-09-1999 Ricerche archeologiche nel sottosuolo di Ventaroli 
L'Archeoclub di Falciano del Massico, in collaborazione con l'assessorato alla cultura del comune di Carinola (Caserta), ha organizzato per fine agosto un campo di ricerca della durata di una settimana per l'esplorazione del sottosuolo della frazione di Ventaroli. Le vestigia archeologiche sono numerose e risalgono al periodo romano, per il quale è nota la presenza di una vera e propria città. Le indagini saranno effettuate nella zona dell'Episcopio, dove si presume fosse situato un luogo di culto, al fine di accertare la eventuale presenza di una possibile necropoli o addirittura di catacombe. Da scavi effettuati fra il 1970 e il 1975, sembra accertato che proprio sotto all'Episcopio vi siano interrati i resti del foro di Claudio, facenti parte delle strutture pubbliche di una città piuttosto importante collegata alla via Appia. In ogni caso i responsabili dell'archeoclub fanno notare che le indagini sono finalizzate alla interpretazione dell'arco temporale dell'intera vita dell'Episcopio: dall'epoca romana fino a quella medioevale, passando attraverso la paleocristiana e la longobarda. Dai documenti si desume che nell'Episcopio la sede vescovile restò fino al 1099, quando venne spostata nella nuova cattedrale eretta a Carinola. Nei secoli successivi lavori e modifiche si susseguirono a più riprese fino a raggiungere l'aspetto attuale. L'edificio è a tre navate con tre absidi semicircolari. Le otto campate sono scandite da colonne con capitelli corinzi e archi a sesto rialzato. Notevole importanza storico-artistica rivestono i numerosi affreschi, fra cui una Madonna in Trono con Bambino e una antichissima rappresentazione di S. Martino. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 6 agosto 1999]
 
717 09-09-1999 Nuova mostra archeologica a Guardiagrele (Chieti)
E' stata inaugurata mercoledì 4 Agosto, nei locali del municipio di Guardiagrele, la mostra archeologica "Comino: la necropoli ritrovata", alla presenza del Sindaco Caramanico e della soprintendente Sestieri. La mostra, il cui allestimento è curato dal Comune e dall'Archeoclub d'Italia, presenta una vasta gamma di reperti, venuti alla luce nel territorio comunale nel corso di questo secolo. I primi scavi risalgono al 1913, mentre gli ultimi sono dello scorso anno, e hanno interessato essenzialmente la necropoli di Comino. La mostra, che resterà aperta fino al 3 Ottobre, presenta i risultati tangibili di queste campagne di scavo, che hanno portato alla luce quattro diverse necropoli del V-IV sec. a.C., per un totale di trentuno tombe recuperate. L'orario della mostra è il seguente: mattino 10,00-12,30, pomeriggio 17,00-20,00. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 4 agosto 1999]
 
716 06-09-1999 Roma. Lotta all'abusivismo sull'Appia Antica
Grazie anche alle denunce di gruppi e associazioni di volontariato, ormai da anni le autorità avevano messo gli occhi sul fenomeno dell'abusivismo edilizio, che sta devastando il patrimonio archeologico nazionale. Un clamoroso caso, per quanto riguarda la capitale, è quello che ha coinvolto il Parco Archeologico dell'Appia Antica. Lunedì 2 Agosto sono entrati in azione i mezzi del comune, che hanno dato il via alle demolizioni. Le prime a farne le spese sono state quattro costruzioni, tutte nella zona archeologica, fra cui una villa e la piscina di un albergo. Quest'ultima era stata costruita sopra alle volte delle Catacombe di S. Callisto. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 3 agosto 1999]
 
715 06-09-1999 Roma. Al Portico di Ottavia scavi bloccati e sito degradato
Il Portico di Ottavia è un monumento che testimonia un'epoca d'oro della storia romana. Venne fatto costruire da Ottaviano in onore della sorella Ottavia. Alcuni anni fa ebbero inizio i lavori per lo scavo e il recupero dell'importante struttura, il cui termine era previsto entro il 1998. Ormai da tre anni però il cantiere è bloccato a causa della crisi in cui è caduta l'impresa appaltatrice. Dalla partenza degli operai resta una enorme buca in mezzo alla strada che, oltre a paralizzare l'intero quartiere, è divenuta ricettacolo di acque stagnanti e rifiuti di ogni tipo. Così, per il Portico di Ottavia, invece dei desiderati restauri, sono arrivati battaglioni di topi e talpe. L'assessore romano ai lavori pubblici, Montino, ha assicurato che i lavori saranno terminati entro il duemila. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 2 agosto 1999]
 
714 06-09-1999 Liternum. Gloriose vestigia invase dai rifiuti
Proprio a cavallo del confine fra i comuni di Pozzuoli e Giugliano sono localizzati i resti dell'antica Liternum. L'importante città romana è passata agli annali della storia soprattutto per aver visto calcare il proprio suolo da Scipione l'Africano, nel corso delle sue mitiche campagne militari. Ora questi resti, che sono lì a testimoniare la storia con la "S" maiuscola, sono semi-abbandonati alla incuria e al degrado. Rifiuti, erbacce e spazzatura stanno avendo la meglio sulla gloriosa Liternum, che migliaia di anni fa era in grado di respingere l'assalto di interi eserciti, mentre oggi poco può fare contro l'incuria e l'abbandono. La Soprintendenza sta profondendo uno sforzo notevole, ma deve fare i conti con un territorio molto vasto per le sue possibilità. Anche per questo si sta puntando molto sull'operato dei volontari, che hanno un ruolo sempre più importante, con l'organizzazione di visite guidate e campagne di sensibilizzazione. Luca Scortecci [fonte: Il Mattino. 3 agosto 1999]
 
713 06-09-1999 Scavi privatizzati. Il sito di Ercolano in pole position
Partirà da Ercolano la sperimentazione dell’autonomia prevista dalla legge Veltroni per i beni culturali, con la concessione in uso ai privati del piccolo parco archeologico mediante gara internazionale; l’annuncio è stato dato dal sindaco della cittadina, Luisa Bossa, dopo l’incontro, avvenuto a Roma, con il ministro per i Beni Culturali Melandri. I privati, dunque, potranno gestire gli scavi e investire sul territorio vesuviano per riportare alla luce tutto ciò che è ancora sepolto sotto cenere e lapilli e, soprattutto, per ridare dignità ad un parco archeologico che solo poco più di un anno fa è stato sottoposto alla tutela dell’Unesco come patrimoni mondiale dell’umanità. L’esperimento avrà il via entro breve, non appena al Ministero si metterà a punto la gara internazionale per la concessione; in proposito, la Melandri dovrebbe anche già avere incontrato il soprintendente Pier Giovanni Guzzo per definire bene i termini della questione. La Bossa, inoltre, ha reso noto che non si permetterà che gli scavi di Ercolano restino per sempre nell’ombra, anche perché sono ormai due anni che non si svolgono gare d’appalto per l’avvio di intervento di scavo e di restauro, tutte le perizie sono ferme e almeno l’ottanta per cento dei siti archeologici sono chiusi. Il direttore del parco archeologico e i diversi dipendenti, inoltre, tirano avanti  con pochi spiccioli, insufficienti alle esigenze di spesa di una struttura che intende rilanciare la propria immagine in vista del Giubileo e inserirsi a pieno titolo nelle tappe turistiche che contano; resta, poi, anche da completare lo scavo dell’Antiquarium e si devono aprire diverse strutture per cui non manca che il collaudo tecnico. Marta Arduino [fonte: Il Mattino. 24 luglio 1999]
 
712 06-09-1999 Illustrati i risultati della campagna di scavo di Tarin
Era davvero tanta e di tutte le età la gente affluita la sera del 22 luglio al municipio di Auronzo, nel Cadore, in occasione dell’illustrazione della campagna di scavi realizzata in borgata Tarin in giugno. A fare gli “onori di casa” c’era il presidente del gruppo archeologico cadorino, Dino Ciotti; il rappresentante della Soprintendenza del Veneto ha innanzi tutto lodato l’impegno dei volontari del gruppo e di tutti coloro che hanno contribuito al buon esito delle ricerche, evidenziando l’opera di tutela che l’ente sta svolgendo in Cadore e, in generale, in tutta la provincia. E’ toccato poi all’archeologo Davide Pacitti passare in rassegna le varie fasi dello scavo che ha messo in luce un tratto di struttura abitativa di età romana, connotata da vari piani pavimentali in battuto di terra e lastre e da un alzato in muratura ad andamento est-ovest; Pacitti si è soffermato, con l’ausilio di una serie di diapositive e lucidi, nell’illustrazione della tecnica stratigrafica quale metodo fondamentale per rintracciare e comprendere fasi e dati dei crolli; ha inoltre discusso a lungo sulla formazione delle sedimentazioni e dei depositi archeologici (che, in questo caso, contenevano frammenti ceramici, monete, un aes rude, un ardiglione di fibula a testa d’anatra riferibile alla cultura di Hallstatt, un ago di bronzo, scorie di metallo e molte ossa di animali relative a resti di pasto). Al di là degli aspetti scientifici, le valutazioni del Pacitti e i numerosi quesiti posti dal pubblico e soprattutto dalla dottoressa Luisa Alpago Novello, salita apposta in Cadore per assistere alla conferenza, si sono rivolti sulle ragioni della presenza a questa altitudini di un insediamento stabile. Quanto agli insediamenti stabili nella Val d’Ansiei, bisogna tenere presente che gli studi effettuati negli anni ’30 dal topografo Alessio De Bon sulla viabilità di queste zone già ne adombravano l’esistenza non solo ad Auronzo, ma anche nell’adiacente Comelico; l’abitato di Tarin costituisce il primo e puntuale riscontro di quei vecchi studi e apre nuovi orizzonti sulle attività degli auronziani di 2000 anni fa, legate al legname e ai metalli e agli scambi commerciali sia con il nord sia con il sud. Dallo scavo, come già  accennato, è emerso un ardiglione di fibula celtica, il che ci porta a supporre che sicuramente gli abitanti del luogo erano in contatto con i popoli transalpini, come pure erano in contatto con le zone della pianura Padana. Ancora non si può procedere troppo nell’elaborazione di teorie: servono, infatti, riscontri vari sul territorio, chiari e inconfutabili, settore su cui la ricerca si sta incentrando, senza però escludere gli altri. Marta Arduino [fonte: Alto Adige. 25 luglio 1999]
 
711 04-09-1999 Roma. Interventi alle colonne del tempio di Vesta
Il Tempio di Vesta (II sec. d.C.) è il più antico edificio in marmo della capitale. Da tempo sono in corso interventi di restauro e risanamento strutturale che dovrebbero restituire il Tempio Rotondo ai visitatori nel suo pieno splendore entro il mese di Novembre. L'ultimo importante intervento è stato effettuato su due colonne che presentavano segni di instabilità, con un sistema precedentemente applicato sul Partenone di Atene. Le colonne sono state sollevate da terra di soli 5 mm. per non urtare il tetto, utilizzando moderne tecnologie che hanno consentito l'operazione senza intaccare in alcun modo il materiale delle preziose strutture. A questo punto si è potuti intervenire sulla base, ripristinando il marmo dissestato dai secoli. Per le altre colonne è stata invece sufficiente una cerchiatura al titanio con inserimento, dove necessario, di tubolari in acciaio lungo le scanalature dei fusti, che presentavano profonde lesioni dovute al tempo, all'inquinamento e alle masse di aria umida provenienti dal Tevere. Già nell'800 era stato effettuato un coraggioso restauro dal Valadier con le tecniche disponibili a quell'epoca, che purtroppo si avvalevano anche di scalpellature, asportazioni e reintegrazioni dei materiali. L'intervento attuale è invece caratterizzato dalla più completa leggibilità e reversibilità. Luca Scortecci [fonte: Agenzia Ansa. 29 luglio 1999]
 
710 04-09-1999 Fregellae. Illustrati i risultati degli scavi
Da oltre 20 anni gli archeologi dell'Università di Perugia, diretti dal professor Coarelli (e supportati da numerosi colleghi provenienti da vari paesi europei, Stati Uniti e Canada), stanno conducendo sistematiche campagne di scavo sul sito archeologico di Fregellae, antica colonia latina distrutta dai romani nel 125 a.C., situata fra i comuni di Arco e Ceprano, in Ciociaria. Con il mese di Luglio si è conclusa la campagna del 1999, i cui risultati sono stati illustrati durante una conferenza seguita da una visita guidata al sito. Per quest'anno gli sforzi sono stati concentrati sul Foro e su altri edifici pubblici, ma sono stati scavati anche alcuni locali privati. Nel complesso il lavoro svolto negli anni dagli archeologi è stato di grande importanza, anche se condotto lontano dalle luci dei riflettori. A dispetto della non-spettacolarità dell'opera, grazie a questa siamo in grado di conoscere una importante fetta di storia romana. Importanti monumenti sono venuti alla luce in questi anni: il tempio di Esculapio, le terme, il foro, abitazioni private e laboratori. Questi ci consentono, attraverso lo studio delle strutture, una conoscenza approfondita della cultura e della tecnica costruttiva dell'epoca. Infine numerosi reperti archeologici di vario genere sono andati ad arricchire i musei del Parco Archeologico di Isoletta d'Arco e quello del Comune di Ceprano. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 30 luglio 1999]
 
709 04-09-1999 Chieti. Nuovo museo archeologico per Juvanum
Si è tenuto nei giorni scorsi un incontro tra il presidente della Provincia di Chieti, Mauro Febbo, e la soprintendente archeologica per l'Abruzzo, Anna M. Sestieri, per esaminare la possibilità di una valorizzazione del sito archeologico di Juvanum. Sul sito sono in corso da alcuni anni campagne di scavo, condotte dell'Università "G. d' Annunzio" e coordinate dalla professoressa Fabbricotti; questi scavi hanno consentito di riportare alla luce importanti settori dell'abitato di epoca romana. La soprintendente ha reso noto che nei prossimi mesi saranno appaltati i lavori per la realizzazione del nuovo Museo Archeologico in un edificio realizzato anni fa per questo scopo. Nello stesso tempo ha auspicato un impegno generalizzato di tutte le istituzioni, finalizzato alla promozione turistica del grande patrimonio archeologico di questa area. Da parte sua il presidente della provincia ha garantito la più completa collaborazione per quanto riguarda l'ente da lui presieduto. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 1 agosto 1999]
 
708 04-09-1999 Pisa. Cane in braccio al marinaio nella nave naufragata
Una delle ultime novità dal cantiere di scavo delle navi romane di Pisa è un cane. Proprio lo scheletro del miglior amico dell'uomo è stato trovato adiacente a quello del marinaio già evidenziato alcune settimane prima. E la posizione di questi resti porta a pensare che il marinaio, in fuga per il naufragio, stava proprio cercando di salvare l'animale, oltre a se stesso. Ulteriori novità sono attese anche dal fronte "Ferrovie dello Stato". Il direttore degli scavi, Stefano Bruni, sta intensificando gli incontri con i dirigenti dell' ente, per valutare la possibilità dello spostamento dell'erigendo edificio che dovrebbe ospitare un centro di controllo per il traffico sulla linea tirrenica. Questo allenterebbe la tensione degli archeologi, costretti a ritmi di lavoro estenuanti per rispettare il termine di fine anno, dopo il quale dovrebbe ripartire il cantiere delle ferrovie. E' da sottolineare la difficoltà di fare previsioni sull'andamento dei lavori, viste le continue novità che emergono dagli scavi: le navi sono diventate quindici (numero impensabile solo pochi mesi fa), e continuamente nuovi eventi e ritrovamenti impongono di lavorare con grande cautela. Entro pochi giorni dovrebbe iniziare il trasferimento delle prime 3 navi nel vicino capannone, adibito a laboratorio provvisorio di restauro. Dopo questa fase, le navi passeranno al Museo che si sta predisponendo agli Arsenali Medicei di Pisa. Luca Scortecci [fonte: Agenzia Ansa. 26 luglio 1999]
 
707 04-09-1999 Juvanum. Nuovi reperti messi in luce dagli scavi
Il sito dell'antico abitato romano di Juvanum è situato tra Montenerodomo e Torricella Peligna (Chieti). Da anni vi sono in corso indagini e scavi condotti dagli archeologi dell'Università "G. d'Annunzio", e anche quest'anno, dal 5 al 23 Luglio, è stata organizzata una campagna grazie alla collaborazione della prof. Fabbricotti con Patrizia Staffilani e Vienna Tordone del Dipartimento di Scienze dell'Antichità. Nel corso di due interessanti convegni, sono stati resi noti i risultati degli ultimi scavi. Nei pressi del Foro sono stati scavati due vani che hanno restituito varie monete in argento e in bronzo e una interessante fibula, anch'essa in bronzo. La datazione dei reperti sarà approfondita dopo uno studio più accurato, ma dovrebbe aggirarsi fra il III sec. a.C. e il II d.C. Durante gli scavi è venuta alla luce anche una quantità di reperti fittili di vario genere; lucerne, dolii e contenitori di ogni tipo, che rappresentano una vasta gamma di tipologie ceramiche: dalla decorata alla vernice nera, dalla sigillata alla corallina aretina. Presso il locale antiquarium, dove si stanno registrando numerose visite di appassionati e non, è stato allestito un magazzino dove i reperti vengono depositati dopo una prima pulitura. Luca Scortecci [fonte: Agenzia Ansa. 26 luglio 1999]
 
706 04-09-1999 Presto in Italia 230 reperti trafugati negli USA
230 vasi etruschi ed apuli, che erano finiti negli Stati Uniti alcuni anni fa, stanno ora per essere recuperati dopo una vicenda pluriennale di indagini e procedimenti. La storia ha avuto inizio nel 1992, dopo una brillante operazione del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico dei Carabinieri, che avevano individuato un importatore di generi alimentari di Los Angeles che, insieme a pasta, vino ed olio d'oliva, smistava anche un traffico illecito di reperti archeologici. Anche il "fornitore" italiano è stato individuato ed è attualmente in attesa di processo. I locali di David Holland Swingler, nella contea di Ventura, sono stati perquisiti dalle autorità statiunitensi (sembra che l'irruzione notturna programmata dalla polizia sia stata rinviata al mattino successivo per la minaccia dell'imputato di far pagare allo stato la bolletta della luce), e i reperti sequestrati. A questo punto l'Italia ha rivendicato il possesso degli oggetti in base ad evidenti prove di una recente escavazione degli stessi. Nello stesso tempo Swingler ha presentato appello contro il sequestro, ma non si è presentato in tribunale, quindi il giudice ha accolto la tesi italiana, disponendo la restituzione del maltolto. Un altro importantissimo reperto, proveniente dalla Sicilia, sta per tornare in Italia dopo una ennesima esportazione "sospetta" negli stessi Stati Uniti. Una phiale d'oro (circa 1 kg di oro puro) finemente cesellata, scavata clandestionamente a Caltavuturo, è stata bloccata alla dogana americana insieme al suo possessore, il collezionista Michael Steinhardt. Il reperto è stato sequestrato per falsa dichiarazione sul suo valore e sulla sua provenienza. Era stato dichiarato un valore di 200 mila dollari anziché un milione, e provenienza Svizzera. Le autorità italiane hanno avanzato la richiesta per rientrare in possesso dell'opera che è stata giuducata positivamente anche in appello. Adesso si attende il giudizio dell Corte Suprema. Tutto sommato il mese di Luglio appena trascorso è stato molto positivo per l' arte antica italiana: considerando che Giovedi 22 la Germania ha restituito 3 sculture romane di notevole importanza (da Leptis Magna), il bottino può essere considerato superiore ad ogni più rosea aspettativa. Resta solo da augurarsi che questa tendenza possa divenire duratura nel tempo, magari anche supportata da maggiori possibilità di vigilare affinché scavi clandestini e trafugamenti del genere possano essere scongiurati sul nascere. Luca Scortecci [fonte: Agenzia Ansa. 26 luglio 1999]
 
Nota: Per un primo approfondimento delle notizie riportate si rimanda alle fonti citate