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CULTURA  
domenica 16 maggio 1999, S. Ubaldo  
   
AMBASCIATORE ALL'ONU

l.e.

L'ambasciatore Francesco Paolo Fulci raccoglie al termine del suo intervento un lunghissimo applauso che sancisce la fine dei lavori del convegno sulla Corte Penale Internazionale. L'ex capo dei servizi segreti italiani, ora nella delegazione permanente italiana presso le Nazioni Unite a New York, si sottopone con molta disponibilità ad alcune nostre domande.

Qual è la sua opinione sul livello che le trattative internazionali per il cessate il fuoco in Kosovo hanno raggiunto?
Il vertice del G 8 di Bonn aveva aperto dei grandi spiragli, prontamente chiusi da tre avvenimenti che hanno pesato come macigni sul lavoro della diplomazia: il cambio alla guida del governo russo, la strage di civili e soprattutto il bombardamento dell'ambasciata cinese: la Cina, bisogna ricordarlo, in caso di votazione esprimendosi negativamente porrebbe il veto, cui ha diritto, bloccando qualsiasi decisione.

Cosa pensa del voto negativo che gli Usa hanno dato il 17 luglio '98 all'istituzione della Corte?
Io non mi preoccuperei troppo, la maggioranza di 120 voti a favore contro i 7 contrari la dice lunga sulla volontà dei paesi che hanno partecipato alla conferenza di Roma. Non è una novità che gli Stati Uniti in campo democratico si trovino dietro gli altri: si pensi che sono gli unici assieme alla Somalia che non hanno ratificato la Convenzione Internazionale per i diritti del fanciullo. Il problema fondamentale non è quello del maggior peso sull'opinione pubblica quanto la presenza di alcuni personaggi molto influenti in determinate cariche.

Il professor Conso e la professoressa Lattanzi si sono detti decisamente pessimisti viste le solo tre ratifiche dopo quasi un anno dalla firma del trattato. Lei cosa suggerisce per accelerare il processo di ratifica e quindi di formazione della Corte?
I timori dei colleghi sono giustificati. Propongo di convogliare l'entusiasmo che ancora si è dimostrato qui a Trento nel T82: un'azione congiunta di ognuno di noi che faccia in modo da rendere agevole la ratifica ad ogni stato: è una campagna di sensibilizzazione che speriamo abbia anche una funzione emulativa; 60 ratifiche non sono impossibili da raggiungere».



 
 

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