TRENTO  
venerdì 25 febbraio 2000, S. Romeo  
   
«I gioielli: scheda madre, minitelecamera e processore»
Il professor Alvise Sartori porta a Palazzo Geremia il "campionario" della sua ricerca

a.d.a.

TRENTO. Alvise Sartori, presidente della NeuriCam SpA, è un uomo pratico. Si è portato a Palazzo Geremia il campionario di spazzole (si fa per dire) e ha lasciato a casa la multimedialità. Parole leggere, idee al silicio e manipolazione di campioni senza valore (si fa per dire): un microchip, un processore neurale, una scheda madre, una minitelecamera. I suoi gioielli. E tiene la sala sul filo dei suoi argomenti di dottore in fisica perfezionatosi in Inghilterra, poi affluito alla direzione ricerca tecnologica della Olivetti e a un importante settore dell'IRST, il gruppo VLSI (Very Large Scale Integration, vale a dire i circuiti ad elevata scala di integrazione e mirati al mercato dell'elettronica industriale e scientifica).
Sartori ha la stoffa del manager puro. Non gli basta tenere i piedi ben saldi nella Valle dell'Adige, si è stabilito nel centro storico di Trento. La NeuriCam produce in modalità "fabless", in poche parole non ha linee di fabbricazione, utilizza cervelli propri e servizi esterni. Un signor appartamento in affitto, undici unità di personale e venticinque metri quadrati a testa. Altro che i capannoni di Silicon Valley.
Una questione di stile e anche di risparmio, una fava e due piccioni visto che il canone in centro città è più basso che a Trento nord. Farà tendenza. L'aquilone Neuricam vola già alto sul Buonconsiglio e capta ogni soffio di vento, meno che le folate. Controllato nei tempi e nei modi, in ogni senso, puntuale e globale insieme, visto dagli uomini della ricerca Sartori è un collega che dà una gran soddisfazione all'ambiente, per gli amministratori un cavallo di razza da non imbrigliare, per gli imprenditori, i nuovi colleghi, una risorsa trainante per l'economia trentina. Ha esordito facendo vedere i pezzi e chiarendo che dietro la telecamera ci sono dieci anni di lavoro di Alessandro Zorat, formatosi negli Usa, professore ordinario all'Università di Trento.
Terzo della cordata Gianpietro Tecchiolli, docente all'Università di Verona, ricercatore all'IRST ed esperto di sviluppo di architetture neurali a livello europeo. Manca solo il supercomputer-armadio, l'Apemille, di cui la NeuriCam ha appena iniziato la produzione per conto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Il mostro ancora non c'è, ma è questione di poco, e anche ad averlo Sartori non l'avrebbe portato a Palazzo Geremia, avrebbe invitato tutti a vederlo in Via Santa Maria Maddalena.
Il giovane presidente ha rivelato anche qualche segreto dell'arte. Il primo: l'integrazione tra macchine e programmi, hardware e software. Il secondo: il ponte tra la ricerca e la produzione. Il terzo: la collaborazione supera la competizione. Vuol fare di Trento un distretto ad alta tecnologia. In 18 mesi l'aquilone NeuriCam ha fatto registrare un incremento del fatturato del 1500%. Utile netto previsto per il 2000: 800 miliardi, per quattordici unità di personale con i piedi saldi per terra. Basta?













Il microchip
"made in Trento"