«I gioielli: scheda madre,
minitelecamera e processore»
Il professor Alvise Sartori
porta a Palazzo Geremia il "campionario"
della sua ricerca
a.d.a.
TRENTO. Alvise Sartori, presidente della NeuriCam
SpA, è un uomo pratico. Si è portato a Palazzo
Geremia il campionario di spazzole (si fa per
dire) e ha lasciato a casa la multimedialità.
Parole leggere, idee al silicio e manipolazione
di campioni senza valore (si fa per dire): un
microchip, un processore neurale, una scheda
madre, una minitelecamera. I suoi gioielli. E
tiene la sala sul filo dei suoi argomenti di
dottore in fisica perfezionatosi in Inghilterra,
poi affluito alla direzione ricerca tecnologica
della Olivetti e a un importante settore dell'IRST,
il gruppo VLSI (Very Large Scale Integration,
vale a dire i circuiti ad elevata scala di
integrazione e mirati al mercato dell'elettronica
industriale e scientifica).
Sartori ha la stoffa del manager puro. Non gli
basta tenere i piedi ben saldi nella Valle dell'Adige,
si è stabilito nel centro storico di Trento. La
NeuriCam produce in modalità "fabless",
in poche parole non ha linee di fabbricazione,
utilizza cervelli propri e servizi esterni. Un
signor appartamento in affitto, undici unità di
personale e venticinque metri quadrati a testa.
Altro che i capannoni di Silicon Valley.
Una questione di stile e anche di risparmio, una
fava e due piccioni visto che il canone in centro
città è più basso che a Trento nord. Farà
tendenza. L'aquilone Neuricam vola già alto sul
Buonconsiglio e capta ogni soffio di vento, meno
che le folate. Controllato nei tempi e nei modi,
in ogni senso, puntuale e globale insieme, visto
dagli uomini della ricerca Sartori è un collega
che dà una gran soddisfazione all'ambiente, per
gli amministratori un cavallo di razza da non
imbrigliare, per gli imprenditori, i nuovi
colleghi, una risorsa trainante per l'economia
trentina. Ha esordito facendo vedere i pezzi e
chiarendo che dietro la telecamera ci sono dieci
anni di lavoro di Alessandro Zorat, formatosi
negli Usa, professore ordinario all'Università
di Trento.
Terzo della cordata Gianpietro Tecchiolli,
docente all'Università di Verona, ricercatore
all'IRST ed esperto di sviluppo di architetture
neurali a livello europeo. Manca solo il
supercomputer-armadio, l'Apemille, di cui la
NeuriCam ha appena iniziato la produzione per
conto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
(INFN). Il mostro ancora non c'è, ma è
questione di poco, e anche ad averlo Sartori non
l'avrebbe portato a Palazzo Geremia, avrebbe
invitato tutti a vederlo in Via Santa Maria
Maddalena.
Il giovane presidente ha rivelato anche qualche
segreto dell'arte. Il primo: l'integrazione tra
macchine e programmi, hardware e software. Il
secondo: il ponte tra la ricerca e la produzione.
Il terzo: la collaborazione supera la
competizione. Vuol fare di Trento un distretto ad
alta tecnologia. In 18 mesi l'aquilone NeuriCam
ha fatto registrare un incremento del fatturato
del 1500%. Utile netto previsto per il 2000: 800
miliardi, per quattordici unità di personale con
i piedi saldi per terra. Basta?
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Il microchip
"made
in Trento" |