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Istituto Tecnico per Geometri
"Andrea Pozzo"
Trento
 
In giro per Palermo, in cerca del Genio. Cronaca di un viaggio di istruzione.
 
 
 
Palermo, piazza Rivoluzione. La fontana del Genio. Fine del secolo XVII, ma la statua è più antica (forse del 1625).
 

 

 
Palermo, piazzetta Garraffo alla Vucciria. Il Genio in una nicchia. Fine del secolo XVI.
 

 

Palermo, Palazzo Pretorio. Il Genio e la sua conca. Statua della fine del secolo XVI, composizione dei primi del secolo XIX, con un elemento antico inserito tra le due colonne.
 

Palermo. Il Genio del Molo.

Nel mese di marzo di quest'anno siamo andati in Sicilia per qualche giorno in viaggio di istruzione e siamo tornati a casa con un Genio in valigia: il Genio di Palermo. Sì, perché Palermo ha un simbolo di cui pochi turisti si accorgono: un re con il corpo giovane e il volto di vecchio, una corona ducale e un serpente che sembra mordergli il petto. In una nicchia di piazzetta Garraffo, nel famoso mercato della Vucciria di Guttuso, ce n'è uno così, della fine del Cinquecento. Ne abbiamo visto un altro di epoca un po' più tarda al centro della fontana di piazza Rivoluzione. Quest'ultima una volta si chiamava piazza Fieravecchia, oggi si chiama Rivoluzione perché è legata ai moti del 1848: intorno alla sua fontana la gente si radunava per protestare contro i re Borboni.
Oltre a questi due Geni ce n'è un altro sullo scalone principale del Palazzo Pretorio, sede del Municipio. È poggiato al centro di una conca, non dentro ma sopra una lastra che la copre. Sul bordo corre la scritta latina: PANORMUS CO(N)CA AUREA SUOS DEVORAT ALIENOS NUTRIT. Questa conca sta in cima a una colonna corta, più recente, forse ottocentesca, con una schiera di figure in altorilievo e uno scudo con la scritta "FIDELITAS". La colonna a sua volta è innestata su un elemento antico con una lunga iscrizione funeraria dai caratteri minuscoli, abbellito all'esterno da sei tondi con altrettante scene il cui senso è connesso con l'iscrizione. La composizione, alta due metri e sessanta Genio compreso, è retta da una seconda colonnina di porfido rosso che poggia su una base di marmo grigio ed è affiancata da due paggi seduti. In uno dei tondi dell'elemento centrale si distingue un rogo che brucia e negli altri un uccello che potrebbe essere un pellicano o l'Araba Fenice. Ne abbiamo discusso con il preside, che ci accompagnava, e lui ci ha detto che i simboli del pellicano e della fenice sono molto usati nell'iconografia, mentre il serpente e l'aquila in lotta sono tipici della città. di Palermo. Ci ha detto anche che di Geni in città ce ne sono altri tre: uno al Porto, all'altezza del vecchio Molo, il più antico di tutti; un altro alla Villa Giulia vicino il mare, della fine del Settecento; e un altro ancora all'esterno della Cappella Palatina, dei primi dell'Ottocento ma tutt'altro che rivoluzionario perché regge un medaglione con Ferdinando di Borbone e sua moglie Maria Carolina. Ecco forse perché c'è scritto "FIDELITAS" sullo scudo della colonna del Genio del Palazzo Pretorio. A Villa Giulia (ma non abbiamo potuto entrarci perché erano in corso lavori) e alla Cappella Palatina il Genio ha un cane e un'aquila, oltre al serpente: anche il cane era un simbolo di fedeltà, che però manca alla Vucciria e a Piazza Rivoluzione. I Geni di Palermo non sono tutti uguali. C'è forse un posto dove i Geni sono tutti uguali?
Nella piazza del Municipio c'è la famosa Fontana che porta lo stesso nome, Fontana Pretoria. La città l'acquistò nel Cinquecento dalla famiglia di un ex viceré e la fece montare di fronte al Palazzo con l'integrazione di alcuni pezzi. Per ora è in restauro e non abbiamo potuto ammirarla: forse ha qualcosa a che vedere con il Genio e il suo serpente, ma è una vicenda troppo complessa per essere trattata qui.
Abbiamo messo la storia del Genio in valigia, pensando all'Annuario. Il preside ci ha promesso che ci farà sapere qualcosa di più, visto che sta studiando l'argomento e in particolare il Genio del Molo. Sarà per un'altra volta, chissà. L'esperienza di Palermo ci è piaciuta, è stata geniale e abbiamo già. voglia di ripeterla.

(classe IV B 1998/99)
 
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