Istituto Tecnico per
Geometri
Trento
Annuario 1999
In
collaborazione con la classe IV
B: |
|
|
|
Il
mestiere di preside,
il mestiere di geometra
di Alessandro Dell'Aira
Il mestiere del
geometra è tipicamente italiano. È una
professione precoce, come quella dei maestri
elementari di una volta. Un diploma ambito più
degli altri in alcune parti d'Italia, per esempio
il Veneto e il Trentino, dove si può trovare
lavoro come responsabili di cantiere anche
attraverso il tam tam degli insegnanti,
contattati dagli ex alunni, i quali a loro volta
sono diventati imprenditori, professionisti,
direttori di cantieri. È una professione che
spesso si tramanda di padre in figlio, ma che
soprattutto si tramanda da uno studio all'altro.
La pratica del mestiere è affidata allo studio
privato, il quale a sua volta è in contatto con
il Collegio dei Geometri locale e con la scuola
di formazione. Gli studenti di un istituto
tecnico per geometri sono sempre chiamati
"futuri geometri", per sottolineare il
nesso obbligato tra corso degli studi e
preparazione all'esercizio della professione. Non
sempre negli ultimi anni, come per i maestri a
formazione breve, l'iscrizione e la frequenza
hanno avuto carattere vocazionale, ma questo non
è determinante né rappresenta una
dequalificazione dell'indirizzo. Come avviene per
tutti i mestieri, geometri non si nasce, si
diventa.
Non è un caso che in trent'anni di
frequentazione degli ambienti di lavoro della
scuola pubblica i miei legami più saldi siano
con gli ex alunni geometri. Lo stesso è accaduto
a molti dei miei colleghi, che sono ancora sulla
breccia e sempre più rappresentativi di una
tradizione scolastica che non si fonda sul
passato ma sul presente. La stessa struttura di
questo annuario fa leva sul ricordo personale di
alcuni ex alunni divenuti personaggi di
prestigio, e sulla loro capacità di
ricostruzione degli anni trascorsi fra questi
banchi.
Certo, formarsi da geometra negli anni novanta
non è più come un tempo. Le tecniche di
rilevazione del territorio con attrezzature
satellitari, il disegno assistito dal computer,
la formazione tecnico-aziendale che si fa strada
anche qui come elemento di raccordo essenziale
con il curriculum dei ragionieri di oggi, la
proiezione della formazione post-diploma come
aggiornamento e completamento del curriculum
tradizionale più volte rivisto in questi ultimi
anni, fanno del nostro corso di studi una
specialità che caratterizza il geometra non più
come agrimensore ma come figura tecnica
polivalente, così come il ragioniere non si
identifica più con l'impiegato mezzemaniche. I
quattro istituti del "polo tecnico" di
via Barbacovi-via Brigata Acqui dovrebbero forse
garantire maggiore circolazione di idee e persone
e nello stesso tempo maggiore integrazione tra i
piani di studio. Attualmente i rapporti
consistono prevalentemente nella cessione in uso
di qualche aula o di qualche laboratorio, in
progetti mai decollati di consorzi fondati sulle
nuove tecnologie, nell'impianto di riscaldamento
in comune, nelle bollette uniche dei servizi a
erogazione con partecipazione alle spese
proporzionale alla cubatura degli edifici. Come
nei condomini. Dovremmo trovare il modo di
sperimentare il contrario, una convivenza di
cooperazione e non di sussistenza.
L'Istituto tecnico per geometri "Andrea
Pozzo" deriva per filiazione dall'Istituto
tecnico per ragionieri "Antonio
Tambosi". Sono stato docente di lettere qui
nei primi tre anni scolastici di funzionamento
autonomo, a partire dal 1971/72, prima con Italo
Gretter, il preside dei ragionieri, e poi con
Vittorio Gerosa. Li ricordo entrambi con piacere,
il secondo in modo particolare, per la capacità
professionale e il piglio dei dirigenti
all'antica. Sia l'uno che l'altro si dedicavano
con molto scrupolo al loro lavoro, così come
hanno fatto i loro successori e come mi sforzo di
fare io, in primo luogo con la presenza costante
per un coordinamento efficace della gestione, e
in secondo luogo con un'attenzione speciale per
le materie di studio e le relazioni umane.
Anzitutto questo, le competenze amministrative
poi. Nel 1974 mi sono trasferito altrove e quei
presidi li ho persi di vista, ma li ho sempre
ricordati come due modelli da seguire, per l'una
o per l'altra questione. E ora che ne occupo il
posto, e che dopo quasi un quarto di secolo sono
rientrato in questo edificio, mi sembra che il
tempo sia trascorso molto più velocemente del
consueto.
Ciò mi produce una doppia illusione, e cioè che
io non sia poi molto invecchiato, e che la scuola
e i geometri di Trento non siano cambiati molto.
E invece è il contrario: i futuri geometri di
oggi sono i figli dei miei alunni di ieri, la
scuola italiana è profondamente cambiata da
allora, e questa con tutte, io stesso sono
cambiato con il cambiare della scuola italiana e
di questa scuola, influenzato anche dal suo
molteplice trasformarsi, più di quanto io non
abbia minimamente contribuito a cambiare lei. E
alla fine mi domando se ho veramente imparato il
mestiere, o se il mestiere del preside, come
quello del geometra, si impari davvero il giorno
prima di andare in pensione. Non ho esitazioni
nel rispondere che la nostra professione non si
apprende mai, ogni anno che passa mi trovo con i
miei ex alunni geometri a ripetere che non si è
mai esperti abbastanza.
L'attenzione che mi piace dedicare ai ritmi e ai
processi evolutivi delle nuove tecnologie, per
fortuna, mi consente di non dare troppa
importanza alla percezione del divario che c'è
tra la scuola di ieri e la scuola di oggi. Al
contrario, posso dire che ho sempre considerato
il progredire della tecnologia, nel quadro
generale di un progresso che certe volte non si
sa dove vada e se vada davvero in avanti, come
un'onda lunga su cui fare il surf. Senza scendere
dalla cresta, per non perdere il ritmo. E forse
in questo mi ha aiutato e mi aiuta la mia
attivitè del tempo libero, di traduttore per
l'editoria, che ha sempre richiesto un
aggiornamento costante, così come per i geometri
e i ragionieri la domanda di aggiornamento
nell'esercizio della professione non discende
solo dall'obbligo deontologico ma dalle diverse e
diversificate esigenze del mercato. Il
professionista che si aggiorna sulle cose nuove
che servono al momento giusto sarà capace di
risolvere i problemi in meno tempo, di assolvere
agli incarichi con maggior soddisfazione della
clientela e con migliori risultati a parità di
risorse impiegate. Questa esigenza di
ottimizzazione delle risorse in funzione della
qualità, per esempio, si avverte anche nei licei
ma non in modo così esplicito. Come preside di
un istituto tecnico e come traduttore per
l'editoria ho invece sempre dovuto programmare il
lavoro in base al tempo a disposizione, con
l'occhio rivolto a contesti ogni volta diversi e
con la mente all'essenziale. E dalla Valentina
Olivetti sono passato ai Pentium II senza troppe
paranoie per l'obsolescenza delle macchine, con
la leggerezza del surfista, che come fauna di
terra magari ha i piedi piatti ma sulla tavola a
vela e sull'onda se la cava benissimo.
Ecco, i geometri e le nuove tecnologie sono la
mia onda. Le potenzialità e le individualità
che ho incontrato in questa scuola, a volte
condite con un pizzico di personalismo ma sempre
al servizio della scuola e dei suoi obiettivi
statutari, non le ho incontrate altrove in uguale
misura e con lo stesso assortimento. Si può
pensare che io dica questo perché non potrei
dire altro nella posizione che occupo, e non lo
nego. Mi contento dunque di sapere per me, oltre
che per gli altri, che cosa questa scuola mi ha
dato, cosa mi dà ogni giorno e cosa spero di
poterle dare in cambio di quanto ho ricevuto e
ricevo. Senza troppa retorica e con l'impegno di
un coinvolgimento costante, persuaso come sono
che il nostro mestiere di presidi, come quello
dei geometri, è fondato sull'assiduità della
presenza sul posto, sulla ricognizione e sui
rilevamenti, sul lavoro di gruppo, sulla voglia e
sul gusto di migliorarsi. Non si può tornare
ogni volta indietro a prendere le misure di un
luogo, e non solo perché l'abbiamo già
rilevato, ma perché non ha senso rifare un
lavoro di sana pianta senza un tornaconto. Lo
stimolo a fare bene ci viene soprattutto dalla
voglia e dal gusto di ritrovarsi insieme, a
gloria e a dispetto del tempo che passa, per
dirci che siamo ancora sull'onda e che non
abbiamo nessuna intenzione di scendere.
Sono in questa scuola da pochi mesi ed e casuale
che tocchi a me coordinare le fasi finali del
lavoro di redazione e di presentare questa
edizione alla quale altri, e più di tutti Diego
Briani, hanno dedicato molto tempo. Questo volume
è un momento di incontro, un'occasione per
rivedere i compagni e gli amici di un tempo,
almeno nel giorno della presentazione
dell'annuario. Il mio impegno è che prima della
chiusura dell'anno scolastico si possa contare su
un altro incontro nella rete delle reti: il
nostro sito web, che è in piena definizione, non
come vetrina della scuola ma come linea
d'orizzonte tra la scuola e il mondo esterno. Il
sito web, nelle nostre intenzioni, dovrà fare da
raccordo permanente tra i geometri in formazione
e i professonisti organizzati ma spesso isolati
per ragioni logistiche. Servirà anche ad
agevolare l'inserimento dei più giovani nel
mercato lavorativo, facendo da banca dati aperta
a tutti, in cambio di un minimo contributo
associativo che serva a pagare le spese del
mantenimento del sito. È l'obiettivo più
consistente che mi sono posto. Spero che si
realizzi, con me o dopo di me, perché così
vorrà dire che anch'io come preside ho
contribuito in modo tangibile alla formazione dei
geometri del Trentino, e alla loro aggregazione
sul territorio. Quando questo annuario uscirà
avrò forse qualcosa di più da annunciare
sull'argomento. Spero almeno di riuscire ad
avviare l'attività nella direzione giusta, che
è quella dell'informazione come conoscenza e
come organizzazione dei saperi e delle abilità
professionali specifiche.
|